Si poteva evitare?

Si poteva evitare? Per poter rispondere a questa domanda bisogna comprendere la situazione che stiamo vivendo.

Il nemico che ci sta costringendo a rinunciare alla nostra libertà è un virus, appartenente alla famiglia dei Coronavirus. Microscopici aggregati di materiale biologico di dimensioni non superiori 0,3 micron, con un periodo di incubazione, prima del manifestarsi del sintomi, che va dall’ 1 ai 14 giorni. Ha un tasso di letalità stimabile in circa il 3%. Prima di questo virus (chiamato Sars-Cov 2), se ne sono manifestati molti altri, che hanno causato pandemie. Basti pensare al secolo scorso, che ne ha visti tre come grandi protagonisti: la Spagnola (H1N1) nel 1918, l’Asiatica (H2N2) nel 1957-58 e l’influenza Hong Kong (H3N2) nel 1968. Senza andare troppo a ritroso con gli anni, nel 2009 si presenta una nuova pandemia influenzale: l’A/H1N1. Durante le pandemia, ogni nazione fa rifermento alle indicazioni fornite dall’ OMS( Organizzazione Mondiale della Sanità), per contrastare questo nemico con armi efficaci. Per tale ragione, periodicamente l’OMS predispone delle linee guida da seguire in caso di pandemia. L’ultimo aggiornamento risale al 2010 e suggerisce alle nazioni di aggiornare periodicamente il loro piano pandemico. A fronte della nuova pandemia, che ci vede direttamente interessati, l’OMS ha dichiarato che tutte le nazioni devono tarare il loro preesistente piano pandemico non più per l’influenza, ma per il Sars-Cov 2 (il virus comunemente chiamato, in modo errato, Covid-19).

Il piano pandemico nazionale è un piano che redige ogni nazione in modo d’essere pronti a combattere la pandemia. Il piano pandemico italiano risale al 2005. Ogni piano prevede delle fasi e dei livelli di rischio, per un totale di 6 fasi suddivise per periodi: periodo interpandemico ( che comprende la fase 1 e 2), periodo di allerta pandemico ( che comprende le fasi 3/4/5, che, a loro volta, sono divise in livello 0 e livello 1), periodo pandemico ( che comprende la fase 6, che viene divisa in livello 0 , livello 1, livello 2 e livello 3) ed, infine, il periodo postpandemico. Attualmente l’Italia si trova nel livello 1 della fase 6. Ogni nazione è tenuta a rispettare ed aggiornare periodicamente il suo piano pandemico e le responsabilità ricadono maggiormente su tre enti: Ministero della salute, CCM( Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) e le Regioni. Ad oggi, il nostro paese è terzo per numero di contagi con 128.948 casi positivi e 15.887 morti, tra cui 87 medici.

Il sistema sanitario (e non solo) denunciano la mancanza di DPI (Dispositivi Protezione Individuale) a norma. Infatti la fase quattro del nostro piano pandemico riporta esplicitamente:<< Richiamare l’attenzione sulle misure di controllo dell’infezione e distribuire lo stockpile dei dispositivi di protezione individuale>>. “Stockpile” letteralmente vuol dire “scorta”, quindi si presuppone che questi dispositivi (DPI) siano disponibili ed in numero sufficiente. Il controllo e la gestione di questo particolare punto del piano è a carico delle regioni. Il piano pandemico della regione Sicilia risale al 2009; ed al punto 5.1 è espressamente scritto:<< L’approvvigionamento dei DPI avviene tramite le aziende sanitarie consorziate tra loro per questi acquisti; le scorte sono poi distribuite a tutte le strutture sanitarie>>, quindi si presuppone che i DPI siano già disponibili.

Nella mattinata del 5 aprile sono arrivate all’aeroporto di Palermo 40 tonnellate di dispositivi di protezione individuale per fronteggiare l’emergenza Coronavirus nell’isola. Lo stesso Musumeci dichiara all’Ansa: << Appena abbiamo compreso la difficoltà della Protezione civile nazionale, nel far fronte alle richieste di tutte le Regioni, ci siamo mossi per trovare un rimedio e dare risposta a tutti. Ci son volute più di due settimane di lavoro e confesso che fino all’ultimo abbiamo temuto che l’importante acquisto potesse saltare.>>

Ma ora mi chiedo: le nostre scorte, sancite espressamente nel piano pandemico regionale, dove sono? La risposta è ovvia: sono arrivate il 5 aprile!

Un altro grave problema che stanno riscontrando gli “eroi di oggi”( i medici) è la mancanza di personale specializzato e pronto per far fronte all’ emergenza. In molte fasi del piano pandemico nazionale sono citate procedure da eseguire per formare il personale specializzato. Nella fase 1 è espressamente scritto:<< Avviare la formazione intensiva degli operatori sanitari sulla pandemia>>, come anche rispettivamente nelle fasi 5 e 6…Tutti questi punti sono a carico delle regioni e del CCM. Il piano pandemico siciliano a riguardo, cita espressamente, nel punto 6.1, il percorso formativo degli operatori sanitari<< La formazione di tutti gli operatori sanitari è l’elemento cardine per conseguire prestazioni di qualità; visto il coinvolgimento di figure e profili professionali diversi; al fine di assicurare una adeguata e capillare formazione, dovrà essere definito un percorso formativo con modalità di tipo “a cascata”.>> Secondo quanto dichiarato da un anestesista del centro allestito anti-covid di Partinico (PA), intervistato da un giornalista della trasmissione “Report”, in tutta la struttura sono presenti 12 anestesisti che non posso far fronte alla gestione ottimale dei 40 posti letto designati per la struttura; infatti denunciano la mancanza di personale specializzato e pronto in situazioni di emergenza. Altro grave problema che vede i medici (e non solo) coinvolti è la mancanza dei tamponi. Infatti il problema non è il tampone in sè, bensì la carenza di reagenti e laboratori idonei in grado di eseguire queste tipologia d’esame.

Tornando alla domanda iniziale, credo che la risposta possa trovarsi nell’ introduzione del piano pandemico nazionale :<< L’incertezza sulle modalità e i tempi di diffusione determina la necessità di preparare in anticipo le strategie di risposta alla eventuale pandemia, tenendo conto che tale preparazione deve considerare tempi e modi della risposta. Infatti, se da una parte un ritardo di preparazione può causare una risposta inadeguata e conseguenti gravi danni perla salute, dall’altra, qualora l’evento non accada, un investimento eccessivo di risorse in tale preparazione può, in un quadro di risorse limitate, causare sprechi e stornare investimenti da altri settori prioritari.>>

Credo che il problema principale sia la disinformazione o, meglio, l’informazione parziale, che le persone hanno riguardo quello che sta accadendo. Tutti siamo consapevoli che in questo particolare momento stiamo rinunciando ad un diritto pari quasi a quello della vita : la libertà! Siamo, però, consapevoli che lo stiamo facendo per una giusta causa. Il nemico contro il quale lottiamo non limiterà il suo manifestarsi, in quanto tutto fa pensare che, da qui alla fine del secolo, ce ne saranno altri e noi dobbiamo essere pronti a fronteggiarli, senza magari rinunciare a tutto quello a cui stiamo rinunciando oggi.

Fonti: piano pandemico nazionale (www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_501_allegato.pdf – 530k); piano pandemico della regione siciliana (GURS – parte I n. 40 del 28/08/2009) Sr 05/04/2020

Maria Mangiafico IV C

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