Breve storia di speranza

Ascoltate!

Se accendono le stelle,

vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?

Vuol dire che qualcuno

vuole che esse siano?

Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?

E tutto trafelato,

fra le burrasche di polvere meridiana,

si precipita verso Dio,

teme d’essere in ritardo,

piange,

gli bacia la mano nodosa,

supplica che ci sia assolutamente una stella,

giura che non può sopportare questa tortura senza stelle!

E poi cammina inquieto,

fingendosi calmo.

Dice ad un altro:

«Ora va meglio, è vero? Non hai più paura?

Sì?!».

Ascoltate!

Se accendono le stelle,

vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?

Vuol dire che è indispensabile

che ogni sera al di sopra dei tetti

risplenda almeno una stella?

Vladimir Vladimirovič Majakovskij, 1913

Rielaborazione personale di alcune emozioni rimaste

Ci sono volte in cui guardo fuori dalla finestra per vedere se il mondo fuori è ancora là, se non sia scomparso, mentre ero persa dentro i miei pensieri, scomposta in mille faccende e doveri. Resta un’ansia perenne che possa andare via, semplicemente scomparendo, lasciandomi, così, in un misero stato di solitudine. Lo immagino come un posto molto freddo, un luogo di un silenzio fastidiosamente vuoto. Diverso dal freddo è certamente il cuore di una stella. La più grande manifestazione di calda speranza, la luce stessa. Essa è capace di allontanare le ombre della paura, dello sconforto e della cattiveria, quest’ultima così vicina a noi, perché intrinseca nella natura umana, ma come lei anche la speranza, la dolcezza e la gentilezza. Per lo meno mi piace pensarlo.

Mi convinco di un mondo, dove basta una sola scintilla di speranza per alimentarlo tutto, per farlo restare ancora un giorno e non cadere in quel vuoto, in quel dolore causato dall’assenza della speranza. Mi convinco che ogni piccola cosa abbia dentro una smisurata bellezza, come quando ci si innamora e una semplice persona in mezzo a tante altre diventa improvvisamente tutto il cielo, il mare, il vento e le montagne. Un universo pieno di luoghi, di emozioni, un cielo stellato dal quale è difficile distogliere lo sguardo.

Così non resta che bellezza e della miseria non ne è che un ricordo, ma quel solo ricordo, la consapevolezza stessa che non solo il bene esista, fa tremare fin dentro le ossa, porta insicurezze tremende e un senso di così profonda angoscia e, quasi, terrore. Quindi la sera guardo il cielo per vedere se è ancora lì, sperando che continuino a proteggermi, quelle luci così in alto accese, dal buio che ho dentro. Guardo negli occhi i miei amici, la mia famiglia, tutti i miei compagni e so che quel cielo è dentro ognuno di loro e che le stelle si nascondono in ogni parte, dal piccolo granello di sabbia della spiaggia a quegli occhi, in ogni essere con una vita, in ogni respiro. 

Lara Russo 5A

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