“La presa di Porta Pia: il primo film ad inaugurare la produzione cinematografica italiana”

Nel lontano 1905 Filoteo Alberini, ispirato al lavoro cinematografico dei fratelli Lumière, realizzò, sotto forma di un vero e proprio film “muto”, sia una ricostruzione degli eventi che una celebrazione storica della presa di Porta Pia del 20 settembre 1870. La vicenda, estrapolata da fatti storici realmente accaduti, ebbe come scopo ultimo la necessità, da parte di Camillo Benso Conte di Cavour, di annettere Roma al nuovo Regno d’Italia. Questo obiettivo mirava a separare il potere temporale da quello spirituale, in quanto Roma era sotto il potere di papa Pio IX. Ma nel 1861 il progetto si arenò, a causa della morte di Cavour, e il suo successore, Bettino Ricasoli, cominciò a proporre diverse trattative al papa, senza, però, avere successo. Solamente nel 1864 papa Pio IX e il cardinale Giacomo Antonelli firmarono la Convenzione di Settembre, in cui si richiese che da una parte Napoleone ritirasse le sue truppe da Roma e dall’altra che il Regno d’Italia non ostacolasse lo Stato Pontificio, trasferendo la capitale del Regno da Torino a Firenze. Dopo le varie vicende, che videro protagonista la figura di Garibaldi, l’opera cinematografica vide il suo più grande successo nelle ultime scene, in cui Raffaello Cadorna, insieme alle sue truppe, creò un varco nelle mura romane e sconfisse l’esercito papale il 20 settembre 1870.

Nella fase di studio del progetto di restauro, realizzato a cura del CSC-Cineteca Nazionale nel 2007, le verifiche condotte su tutti gli elementi conservati presso le diverse cineteche italiane ed estere hanno portato ad accertare che non esistono materiali antecedenti al 1935, anno in cui Corrado D’Errico inserì quattro quadri del film nella “Rivista Luce” numero 4, numero speciale dedicato al quarantesimo anniversario dell’invenzione del cinema. Il contenuto dei tre quadri mancanti è stato ricostruito grazie al “Bollettino n. 1″ della Alberini & Santoni, tramite l’inserimento di cartelli integrativi. L’intero brano recuperato e reintegrato è stato trascritto nei laboratori di Cinecittà dai duplicati negativi del 1935 in formato digitale a 2k e, dopo il lavoro di pulizia dell’immagine e la ri-colorazione dell’ultima scena con un programma di ritocco digitale manuale dell’immagine, il film è stato riportato su duplicato negativo in pellicola, da cui sono state stampate le nuove copie.

Alessio Città IV B

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