Nostalgia del Rugby

Lo ammetto: all’inizio sono stata costretta a farlo a causa di una scommessa, di che genere non sto qua a raccontarvelo! Non mi andava affatto, poiché il rugby era coperto da tanti stereotipi negativi e ciò che mi metteva più ansia era non sapere chi sarebbero stati i miei futuri compagni di squadra, come placcare e quanto male avrebbe fatto essere placcata.

Ora che gioco da 2 anni, sono felicissima di non essermi fermata a causa dei miei dubbi e paranoie o…per i muscoli doloranti! Il gioco di squadra, l’obiettivo comune, cioè la meta, le partitelle di fine allenamento, le partite in altre città la domenica, l’amatissimo terzo tempo. Tutto questo mi manca tantissimo e la pandemia ha fermato tutto.

La cosa più bella di questo sport è il rispetto, quando a fine partita, l’avversario che ti ha placcato, facendoti cadere a terra, ti porge la mano per farti rialzare. Mi manca tanto e non posso fare a meno di sorridere in modo nostalgico, scrivendo questa breve rubrica.

Il rugby è uno sport di contatto, dove devi placcare la persona che ha la palla, dove devi sudare, cadere e sporcarti. Ma è questo il bello del rugby che tanti non capiscono. Nemmeno io lo capivo e adesso non c’è cosa più normale per me e  che amo di più.

Viviana Scariolo 1G

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