Lettera aperta al Presidente Meloni: “Io, maschio, figlio del patriarcato?”

«Il patriarcato non so cosa sia, non mi appartiene» ho pensato così, quando in questi giorni la cronaca italiana ha scosso gli animi e le coscienze di tutti noi con notizie di femminicidio di una crudeltà inaudita. E invece non è così. Il patriarcato è una malattia che nessuno di noi vuole ammettere di avere. E invece è praticamente ovunque, persino nella «casa del Mulino Bianco» e fra i cosiddetti «bravi ragazzi». Il patriarcato è vivo e protetto silenziosamente anche da chi oggi grida di essere diverso, di essere non colpevole.

Tra questi ci siamo anche io e Lei, caro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e prima di tutto dovremmo riconoscerlo.

Purtroppo riconoscerlo non è bastato a proteggermi da reazioni inconsapevoli basate sull’essere cresciuto in una società maschilista e patriarcale. Quella che Lei, signor Presidente, forse finge di non vedere. Ogni giorno decine e decine di ragazze della mia età si chiedono se sia normale che il partner controlli il loro telefono, se sia normale che gli impedisca di uscire con determinate persone, se sia normale che distrugga la loro autostima. Insomma, confondere comportamenti amorosi con reati, non riconoscere che quello non è amore, ma violazione, è già di per sé avere la gigantesca prova che non solo il patriarcato esiste, ma colpisce proprio tutti e tutte.

Un esempio? Quando una donna viene uccisa, di femminicidio, che Lei chiama barbarie, ma invece si chiama femminicidio, perché le parole non solo sono importanti ma sono lo specchio delle nostre convinzioni, quante volte si dice «eh però guarda in che situazione si era ficcata?». Com’era la Sua frase, Signor Presidente del Consiglio «Occhi aperti e testa sulle spalle»? Non è forse dire che le ragazze devono essere più attente, perché spetta anche a loro la responsabilità di evitare di essere stuprate, violate o ammazzate? Quindi, le 106 vittime di femminicidio forse non avevano abbastanza testa sulle spalle? E se anche Lei fosse del tutto immune dal patriarcato, perché vaccinata fin da piccola con i migliori anticorpi, perché il suo partito si è rifiutato di aderire alla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne per ribadire la preoccupazione sulle tematiche legate al gender? Allora, Le faccio una proposta. Visto che Lei il patriarcato non lo ha vissuto, ne è immune, lasci che anche milioni di ragazze e ragazzi crescano come lei immuni da questo male: approvi in fretta una legge, che, già a partire dalle scuole primarie, insegni l’educazione sentimentale ed affettiva, a riconoscere cosa sono gli stereotipi legati al genere e i ruoli di genere, che vorrebbero che i maschi facessero certe professioni, sport, ad avere certe ambizioni e le femmine no; lo testimonia il fatto che il 54% delle studentesse è incuriosita dalle cosiddette materie Stem (Scienza, tecnologia, ingegneristica, matematica), ma le reputa ancora poco adatte a loro.

È tempo di fare ordine, gentile Presidente, di fare chiarezza, altrimenti per noi ragazzi sarà davvero dura.

Con stima e fiducia

Alessandro Boscarino 2A

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