Ali e Irvin come Enea e Melibeo

Leggo le avventure di Enea, che, pur di fondare la città di Roma ed adempiere al volere del Fato, affronta con coraggio e determinazione il Mediterraneo e sfugge alle innumerevoli tentazioni e ai numerosi pericoli, incontrati durante il viaggio, e mi rendo conto che sono veramente fortunata a vivere in una realtà tranquilla, che mi regala tutto ciò che è necessario e anche qualcosa in più.

Leggo le storie di Melibeo ed Enea ed immagino i miei nonni costretti a scappare in Australia a causa della guerra, lasciando tutto quello che avevano e sperando che, da quel giorno in poi, la fortuna soffiasse dalla loro parte.

Leggo le storie scritte da Virgilio e il mio pensiero va ad Ali, che, a soli cinque mesi, ha dovuto affrontare l’immensità del mare col cuore più piccolo del suo gracile corpicino, tenuto in braccio da un’altrettanto esile signora. Ali ha perso i suoi genitori durante il tentativo di fuga dal Vietnam e l’unica luce di speranza per lui rimane Sarah, la sua vicina di casa che, comprendendo la sua situazione, ha deciso di tenerlo con lei. Ali potrei essere io, potresti essere tu, potrebbe essere tuo fratello, partito senza nessuna certezza verso non si sa quale Paese, con nulla da mangiare e una camicetta usata ormai da troppo tempo e rovinata dalla calca sul gommone.

Leggo le storie di Virgilio e penso al giovane Irvin, che ieri ho visto chino sul campo di riso con le gambe immerse nell’acqua gelida, che gli arriva fino alle ginocchia, felice di poter lavorare e poter assicurare quei cinque euro quotidiani a ciò che ha di più prezioso: sua madre e la sua sorellina di 12 anni. Ciò che, più di ogni altra cosa, noto è  il sorriso di giovani come Irvin, mossi da una speranza ardente di poter riprendere in mano la propria vita, un sorriso che, però, molti Paesi non prendono in considerazione. Un sorriso molte volte umiliato, spesso denigrato, disprezzato, abbandonato, sostituito dalla corruzione che si nasconde dietro progetti immaginari anteposti alle vite umane.

Mi guardo intorno e noto Giuseppe, che respinge la richiesta di aiuto del piccolo Ali, forse perché impaurito da qualcuno che può diventare, prima di lui, una risorsa per il suo Paese o forse solo per lo sfizio di non accettare il diverso, cosa che ai nostri giorni sembra essere diventata di moda.

Mi guardo intorno: vedo un mondo materialista, legato solo al denaro e al potere, noncurante dei piccoli-grandi valori umani, e penso che, forse, l’unica speranza per il nostro futuro è rappresentata dal piccolo Ali.

Marianna Costanzo IV D

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