«La coscienza di Zeno»: il ritratto dell’uomo contemporaneo.

Italo Svevo terminò la stesura, nell’anno 1923, della sua opera più celebre che divenne, durante l’epoca novecentesca, il modello del romanzo psicoanalitico per antonomasia: La coscienza di Zeno.

Il protagonista dell’opera è Zeno Cosini, un commercialista che vive a Trieste. Egli, logorato a causa di una malattia, l’inettitudine, è incapace di prendere decisioni sagge dinnanzi a situazioni sgradevoli e di instaurare rapporti umani duraturi con le persone che lo circondano.

La consapevolezza di essere un uomo fragile e malato, incapace di porre fine ai vizi più letali, come quello del fumo, induce Zeno, desideroso di guarire, a chiedere aiuto ad uno psicanalista: il dottor S. Quest’ultimo gli prescrive una cura: stendere sopra la carta, attraverso l’annotazione, il proprio malessere. Il protagonista, essendo un uomo diligente, inizia la cura scrivendo, all’interno di un diario, le situazioni che giornalmente affronta ma, quando comprende che la cura è in realtà inefficace, la interrompe, affermando di essere guarito. Il dottor S. decide di vendicarsi pubblicando, all’insaputa del paziente, il contenuto del suo diario.

Zeno Cosini, preoccupato per la propria salute fisica e mentale, cerca di smettere di fumare tantissime volte durante la propria vita annotando, al di sopra delle pareti della propria camera, la data in cui avrebbe fumato la sua “U.S”, ossia “ultima sigaretta”. Questa, però, non è mai l’ultima perché, secondo il protagonista, l’ultima sigaretta ha un sapore diverso dalle altre: quello della felicità. Zeno Cosini iniziò a fumare le sigarette del padre durante l’età adolescenziale e, quando quest’ultimo se ne rese conto, cercò di nasconderle, facendogli trovare soltanto i sigari ormai terminati che il protagonista, pur di assaporare, volle fumare.

L’inettitudine di Zeno Cosini traspare anche dal rapporto conflittuale che lo lega al padre. Il protagonista non è stimato dal padre che per sfiducia affida, in punto di morte, la propria azienda commerciale ad un altro uomo: l’Olivi. Zeno Cosini, avendo delle idee diverse rispetto a quelle del padre, non affronta mai discorsi profondi e importanti con lui. L’episodio peggiore che il protagonista ricorda bene è quello in cui il padre, ormai malato e incosciente, gli diede uno schiaffo sul viso: fu volontario o accidentale?

Zeno Cosini incontra, all’interno della casa del commercialista Giovanni Malfenti, le quattro figlie di quest’ultimo: Augusta, Ada, Alberta e Anna. Il suo cuore è subito attratto dal bel volto di Ada, donna alla quale dichiara il proprio amore sincero che, purtroppo, non è ricambiato: Ada apprezza Zeno e gli vuole bene come un fratello, ma è troppo diverso da lei a differenza di Guido Speier, abile suonatore di violino. Alberta non ha intenzione di sposare Zeno perché vuole proseguire gli studi e realizzarsi in ambito lavorativo, mentre Anna ha soltanto otto anni. Il protagonista finisce, così, per sposare la sorella meno bella, Augusta, donna per la quale prova un affetto fraterno e che considera il punto saldo della propria esistenza.

Zeno Cosini, provando per Augusta un affetto fraterno, decide di trovare un’amante: Carla Gerco. I due, accomunati dalla passione musicale, si incontrano spesso nella casa della ragazza per cantare e suonare il violino. La loro storia passionale termina per volere della ragazza che, successivamente, si innamora dell’insegnante di canto pagato dallo stesso Zeno.

La conclusione del libro è molto interessante e, attraverso la lettura di questa, possiamo definire Italo Svevo un vero e proprio visionario, una persona geniale. Zeno Cosini, avendo compreso l’inutilità della cura che gli era stata prescritta dal dottor S., interrompe la stesura del proprio diario, dicendo di essere guarito. Zeno Cosini afferma che «la vita attuale è inquinata alle radici» e che, rendersene conto, significa essere sani, essere svegli. Il protagonista, infine, pensa che l’uomo del futuro, definito «uomo occhialuto», distruggerà il mondo usufruendo del proprio egoismo e del proprio potere: il 6 e il 9 agosto del 1945, infatti, verranno sganciate, sui torbidi cieli delle città di Hiroshima e Nagasaki, le bombe atomiche.

Alessandra D’Amico IV B

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