Il viaggio: un percorso fisico e interiore

In un periodo così difficile per tutti noi, ovvero la grande pandemia che stiamo vivendo, a volte, ciò che davvero desidereremmo sarebbe un viaggio per poter conoscere realtà e culture diverse. Purtroppo, però, ci ritroviamo in una gabbia: la nostra casa. Ognuno di noi desidera viaggiare perché questo ci permette di arricchirci da molti punti di vista, ma la parola “viaggio” è un cielo che si tinge di mille colori. Cosa vuol dire questo? Questo significa che il viaggio non è solo il percorso del nostro corpo: può essere il viaggio della nostra mente, dei nostri cuori, delle nostre anime. Il viaggio fisico è, probabilmente, quello più facile da percorrere e ha il grande vantaggio di arricchire il nostro bagaglio culturale.

Addentrandoci nella storia della letteratura latina, possiamo analizzare diversi percorsi fisici: il viaggio di Giovenale, quello di Tacito e di Plinio il Giovane.

Giovenale appartiene a quel gruppo di poeti il cui viaggio fuori Roma veniva visto con disprezzo: egli desiderava un’evasione nello spazio, maall’interno della provincia italica e guardava con disgusto coloro che non vi appartenevano, in particolare i Giudei e gli Egizi, che descriveva come cannibali.

L’excursus geografico di Tacito è importante, perché ci descrive precisamente alcune popolazioni, che raramente sentiamo citare, in quanto gli autori latini, come abbiamo visto con Giovenale, erano soliti esaltare soltanto Roma: in seguito al suo viaggio in Germania, ci descrive la popolazione e ne analizza i pregi (come il forte sentimento d’onore e l’integrità dei costumi), ma anche i difetti (come gli atteggiamenti barbarici e primitivi).

Il viaggio di Tacito gli aprì nuovi orizzonti e gli permise di affrontare nuove realtà, come fece Plinio il Giovane, che, trasferitosi in Bitinia come proconsole, affrontò il “problema” dei Cristiani.

Nel mondo latino, il viaggio non sempre soddisfece le anime degli uomini: Marziale, nato a Bìlbilis, in Spagna, si recò a Roma per affermarsi nel mondo dei letterati, ma la vita caotica della città lo spinse, tra l’87 e l’88, a ritornare nella città natia, dove presto, però, subentrò la nostalgia di Roma. Così, visse perennemente insoddisfatto. Il viaggio di Marziale è emblema della ricerca continua di cambiamento dell’uomo: è come abbeverarsi ad un’acqua che non disseta.

 I viaggi, come abbiamo visto, possono essere fisici, ma anche etici, vissuti all’interno delle nostre anime e volti a soddisfare i nostri bisogni. Un esempio di un uomo che ha dato la vita per viaggiare e soddisfare la sua sete di conoscenza è Plinio il Vecchio: egli, in seguito  all’eruzione del Vesuvio, decise di recarsi a Stabia per osservare il fenomeno e lì morì, soffocato da densi vapori caliginosi.

Ci basti pensare anche al grande Apuleio, che si è distinto dagli altri proprio per la sua grande cultura, che è possibile definire a 360 gradi: nacque a Madaura, nell’odierna Algeria, studiò a Cartagine, imparando l’eloquenza latina, ma successivamente giunse a Roma. Probabilmente il viaggio di un altro poeta di quell’epoca si sarebbe fermato lì, ma il desiderio di conoscenza del giovane Apuleio lo spinse ad andare ad Atene per studiare la cultura greca e, infine, a ritornare a Cartagine. Il suo è stato un viaggio fisico, ma che gli ha donato un grande bagaglio: il sapere. In quanto autore poliedrico, Apuleio è andato oltre al semplice viaggio fisico: nel suo romanzo “Gli undici libri delle metamorfosi”, l’autore accosta la vicenda principale di Lucio-asino con altre secondarie, in particolare con la storia di Amore e Psiche. Ciò che accomuna il protagonista Lucio e il personaggio Psiche è proprio il tema di un viaggio fisico ed etico: i due, spinti dalla curiositas, commettono degli errori e, tramite un cammino di espiazione e purificazione, riescono a giungere alla realizzazione di una vita felice.

Un altro autore che, come Apuleio, ci parla di un percorso fisico e, contemporaneamente, etico è Petronio nel Satyricon: il racconto del viaggio-labirinto di Encolpio, protagonista del racconto, simboleggia il lungo percorso ad ostacoli che l’uomo deve affrontare durante la sua vita, alla ricerca della verità. Possiamo vedere il Satyricon anche in un’altra chiave, ovvero come parodia del viaggio per eccellenza: l’Odissea (anche se Encolpio non è un eroe come Ulisse, perché non cresce eticamente).

I racconti di questi autori sono stati d’esempio per tutti coloro che hanno scritto successivamente, mostrandoci l’attualità di questo tema: parliamo di Pascoli, che, come Apuleio, rappresenta la propria vita come un faticoso pellegrinaggio verso i luoghi amati durante l’infanzia. Egli incontra, attraverso uno sdoppiamento, il suo alter ego bambino che è rimasto sempre lì. Ricordiamo anche Gabriele D’Annunzio, il cui viaggio è molto più vicino a quello di Marziale, Apuleio e Plinio il Vecchio, se si parla di percorso fisico: egli viaggia molto, arricchendosi culturalmente. Contemporaneamente, anche D’Annunzio, come Petronio, inserisce l’Odissea nella sua opera: il primo libro delle Laudi (Maia) è strutturato sullo schema di un triplice viaggio metaforico, che inizia in Grecia, modello di una civiltà in cui vive lo spirito dionisiaco (qui incontra Ulisse che lo consacra come campione di un’umanità superiore), prosegue nella Cappella Sistina, mettendo in risalto il Rinascimento, e si conclude nella solitudine del deserto.

Ogni uomo, di ogni epoca diversa, ha avuto l’esigenza di trattare il tema del viaggio, perché “viaggiare” significa soprattutto “sognare” e, quando non possiamo farlo fisicamente, viaggiamo con la mente (ad esempio leggendo un libro), con il cuore e con l’anima: questo è il giusto modo per conoscere chi siamo, le nostre paure, i nostri punti di forza…il nostro mondo interiore.

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,

ma nell’avere nuovi occhi”.

Marcel Proust

Giorgia Scorpo VC

You may also like...