Dove c’è indifferenza, la democrazia muore. Dove c’è abuso, muore due volte. Dove c’è ignoranza, muore tre volte

È da sempre risaputo che, quando c’è da manifestare dissenso sui problemi, sulle decisioni e sulle azioni di chi sta più in alto di noi, oppure solidarietà alle persone coinvolte in un evento spiacevole, la Costituzione della Repubblica Italiana, con il suo Articolo 21, sancisce tale diritto. Questo è ormai, e giustamente, dopo 76 anni, un sapere comune. Almeno, questo è ciò che crediamo. Di questo diritto, c’è chi ne sa e ne fa uso o chi ne sa ed ignora la sua esistenza; e, per finire, c’è chi ne sa più di tutti e su questo si basa il suo giuramento: tuttavia, fa di tutto per ostacolarne il suo esercizio. Ogni citazione a fatti realmente accaduti è puramente casuale. O, forse, no.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’Autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’Autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. (Articolo 21, Costituzione della Repubblica Italiana)

I fatti di Pisa

I cortei a supporto della Palestina, vista la sua situazione geopolitica, sono stati numerosi, innumerevoli; tuttavia, quello di Pisa rimarrà probabilmente il più memorabile. La motivazione? Semplice: l’intera folla, composta da ragazzini (proprio come noi!) disarmati, è stata circondata e bloccata dalle Forze dell’Ordine (il cui scopo sarebbe, appunto, mantenere l’ordine all’interno del corteo, facendo sì che nessuno si faccia male), che hanno ordinato una carica di agenti in tenuta antisommossa (composta da casco, scudo e manganello), terminata in modo drammatico. La carica, in fin dei conti, è consistita nel colpire alla cieca con il manganello studenti innocenti. È chiaro che, senza prove che attestino i fatti, non ci si possa esprimere in merito. Infatti, abbiamo delle prove a corredo di ciò che stiamo raccontando:

Curiose analogie

Peraltro, gli studenti sono stati accusati di aver utilizzato ordigni casalinghi. Alcuni dei ragazzi sono in effetti indagati, ma il corteo era completamente autorizzato e composto in grandissima parte da persone innocenti e disarmate. La notizia, tuttavia, è stata dichiarata falsa, in quanto nessun ordigno è stato utilizzato durante la manifestazione. I più “anziani” ricorderanno i fatti della Scuola Diaz, dove si è verificato un fatto quasi analogo nel 2001.

Che fine ha fatto lo Stato di diritto?

“Lo Stato di diritto esige che ogni persona goda di pari protezione ai sensi della legge e impedisce l’uso arbitrario del potere da parte dei governi. Garantisce la tutela e il rispetto dei diritti politici e civili di base, nonché delle libertà civili.”

consilium.europa.eu

Un’effettiva sospensione dello Stato di diritto si ebbe nel 2001, con i fatti del G8 di Genova e l’uccisione di Carlo Giuliani. Nonostante le molteplici analogie tra questi due eventi, Enrico Zucca, il PM che ha portato dietro le sbarre gli agenti colpevoli delle torture nella Scuola Diaz, si è espresso prendendo una posizione più neutrale, ma non per questo irrilevante: stando alle sue parole, sono state bypassate (per l’ennesima volta) le regole interne delle Forze dell’Ordine, violazione causata probabilmente anche dalla mancanza di comunicazione tra loro; inoltre, nonostante per lui sia un po’ forzata la definizione di “una nuova sospensione dello Stato di diritto”, riconosce che gli avvenimenti siano stati di una violenza inaudita, superflua e selettiva. Cosa si intende con selettiva? Il semplice fatto che spesso, chi ha il compito di gestire le situazioni di ordine pubblico passa ad un approccio violento quando le cause per cui si manifesta sono avverse al pensiero della maggioranza al Governo.

“Non si può dire quel che si disse per i fatti del G8, ovvero che è stato sospeso lo stato di diritto. Allo stesso tempo, non arriva un messaggio chiaro, anche dall’interno delle forze dell’ordine, e cioè che su questi episodi, che non devono appartenere alle forze di polizia, ci deve essere tolleranza zero. I fatti di Pisa, come altre analoghe manifestazioni studentesche, rivelano che la repressione con la forza è spesso usata selettivamente: si usa contro gli studenti che manifestano per cause che non piacciono alla maggioranza o che non sono così popolari, ma non si usa lo stesso metodo contro chi manifesta, anche senza rispettare le regole, per cause diverse ma non percepite negativamente. Così facendo, si rischia di limitare il dissenso, preparandosi allo scontro duro sulla base di un giudizio negativo da parte di chi ha il compito di gestire l’ordine pubblico. In realtà la forza deve essere usata con criteri che valgono nei confronti di tutti e questi criteri sono l’assoluta necessità e la proporzione. Sostenere che una manifestazione perché non autorizzata legittimi un intervento fuori da questi limiti è non aver chiari i fondamenti dello stato di diritto. Questi episodi non sono irrilevanti, perché evocano concezioni e cultura che si riflettono sulle regole di ingaggio delle forze di polizia. Non vorrei fosse una coincidenza casuale, ma il giorno prima dei fatti di Pisa il ministro Nordio, in Parlamento, ha parlato di una ipotesi di riforma del reato di tortura. Il Guardasigilli ha affermato che occorrono ‘aggiustamenti’ per rendere più chiara la norma nei contesti di operazioni di polizia. La norma è perfettibile, ma le spiegazioni tecniche mostrano la preoccupazione che il reato possa applicarsi anche in casi di tortura non custodiale seppellendo così una volta per tutte l’operazione Diaz.” (Fonte: Il Secolo XIX)

La solidarietà del popolo

Fortunatamente, l’Italia non ha tardato a rispondere: la sera stessa, a Pisa, è stata organizzata una mega-manifestazione solidale con lo scopo di contestare l’accaduto di qualche ora prima. Dopo poco, iniziano ad unirsi altre città: Roma, Milano, Firenze, Bologna, Catania. In ognuna di queste città, il comportamento delle pattuglie delle Forze dell’Ordine incaricate di supervisionare i cortei è stato alquanto sproporzionato: cariche, colpi di manganelli e di scudi, insulti, urla, e via dicendo. Hanno fatto il giro dell’Italia intera i video e le dichiarazioni dei professori del Liceo artistico di Pisa, che raccontano come i loro studenti siano rimasti traumatizzati da una reazione così forte, per non parlare del dolore fisico subito: alcuni dei ragazzi sono stati colpiti alla testa (cosa che non dovrebbe accadere, in ogni caso).

La solidarietà dello Stato

Il Ministro dell’Interno, oltre a preservare e tutelare i valori della legalità, ha fatto dichiarazioni a dir poco insoddisfacenti: ad esempio, il fatto che la carica partita dagli agenti avesse lo scopo di mantenere l’incolumità degli stessi (chi li stava attaccando, però? Dei manifestanti senza alcuna arma e con le mani alzate?).

Per fortuna, la prima carica dello Stato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato esaustivo su come la violenza ingiustificata su dei soggetti disarmati, che stanno manifestando il loro dissenso (come di diritto, sancito dall’Articolo 21 della Costituzione), sia effettivamente fallimentare.

Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.

Cosa è successo a Siracusa

Giorno 1 marzo, in occasione della Giornata Internazionale contro le discriminazioni, tutte le scuole di Siracusa si sono unite in una manifestazione pacifica di solidarietà agli studenti di Pisa, su quanto accaduto. Inoltre, tre sono i principali punti su cui tale manifestazione si è basata:

  • la cessazione di qualsiasi forma di violenza nei confronti di manifestanti pacifici che esercitano il loro diritto;
  • la richiesta di indagini trasparenti e accurate degli episodi di violenza accaduti, affinché non si ripetano nuovamente;
  • l’introduzione del codice identificativo sulle divise degli agenti.

Il corteo ha registrato la presenza di circa 800 persone tra studenti, sindacalisti, docenti e stampa locale: a quanto pare, nessuna manifestazione a Siracusa ha avuto un tasso così alto di partecipazione dal 2019. È stato rispettato il percorso concordato con la Digos, gremito di persone, cartelli e striscioni. I più notevoli sono comparsi nei giornali locali ed anche un servizio TRIS si è occupato della faccenda. Inoltre, la stessa redazione de “Le Voci del Corbino” si è occupata di intervistare alcuni partecipanti (potrete trovare l’articolo dedicato qui). Non è stato registrato alcun episodio di violenza ed, al termine del corteo, nel largo XXV Luglio, è stato letto l’appello finale e depositato in Prefettura un documento, che manifesta solidarietà agli studenti di Pisa.

Non c’è giorno senza luce, non c’è Italia senza… ignoranza, ma che avevate capito!


Non c’è voluto molto, in seguito alle manifestazioni sia di Pisa, Firenze, Catania, Bologna, Siracusa, ad imbattersi nel meglio del peggio della conoscenza generale e politica e della grammatica italiana: si potrebbe stilare un bestiario (forse chilometrico) delle peggiori assurdità uscite dalla bocca di umani come noi. “Andate ha studiare”, diceva qualcuno, “Siete dei pancabestia radical schick che non sanno manco per cosa manifestano”, diceva qualcun altro; “Rozzi e maleducati, incivili”, “Le manganellate ve le sareste meritate tutte”, “Sarebbe stato mio figlio, lo avrei preso a botte io”, “Ogni scusa è buona per caliare”… questi sono solo pochi tra tutti i meravigliosi capolavori della letteratura italiana, disponibili gratuitamente bazzicando tra Facebook e Instagram. Si potrebbe stilare un altro bestiario su quanto affermato dai politici delle più svariate parti in seguito all’accaduto, ma forse quella è un’altra storia. 

Senza dubbio, combattere la violenza con l’ignoranza è quanto di più sbagliato si possa fare e l’Italia è nuovamente medaglia d’oro in questo! Perché, invece, non lasciare spazio a chi, senza violenza, esercita quello che è un proprio diritto? L’appello può valere per il popolo, ma anche per chi vuole minare la solidità della Costituzione Italiana, attualmente il nostro unico appiglio per provare a vivere una vita sana, in questa società che di sano ha ben poco.

Federica Barone 4G

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