Centrale di Fukushima: nuove novità dal Giappone

Correva il 2011 quando Fukushima Daiichi fu colpita da un triplice disastro: il terremoto di magnitudo 9, con epicentro in mare, il conseguente tsunami, che colpì la parte nord orientale del Paese, e la dispersione di grandi quantità di materiale radioattivo, sprigionatosi dalla centrale nucleare di Fukushima.
L’11 marzo 2011, quattro esplosioni segnarono il più grave incidente nucleare dopo Chernobyl (1986). Si trattò di una serie concatenata di eventi, che causarono la morte di oltre 15mila persone.
La centrale nucleare di Fukushima Daiichi, colpita dal terremoto e distrutta dal conseguente tsunami nel 2011, ha iniziato a rilasciare il primo lotto di acqua contaminata nell’Oceano Pacifico, tramite una decisione approvata dall’Aiea, l’organo di controllo nucleare dell’Onu, per facilitare lo smantellamento dell’impianto. L’operazione, controversa, consentirà all’impianto giapponese di smantellare il sito, ancora altamente pericoloso, 12 anni dopo uno dei peggiori incidenti nucleari al mondo. La quantità totale di acqua da smaltire è di oltre un milione di tonnellate. Lo scarico, che secondo le stime dovrebbe durare dai 30 ai 40 anni, ha causato la rabbia dei Paesi vicini e dei pescatori, intimoriti dall’eventuale riduzione della domanda del pesce proveniente dal Giappone. Presenti in loco gli esperti dell’Osservatorio atomico delle Nazioni Unite.
Una situazione difficile, che ha portato i governi, che si sono succeduti, a rivedere la politica sul nucleare.
Prima dell’11 marzo 2011 in Giappone erano presenti 54 reattori, in grado di assicurare circa il 30% del fabbisogno energetico del Paese, mentre dopo il disastro solo 10 dei 33 reattori nucleari, a scopo commerciale, hanno ricevuto l’approvazione per il loro riavvio.
 Da più di un decennio, l’acqua viene utilizzata per raffreddare ciò che resta dei reattori della centrale e per tenere sotto controllo la radioattività del materiale al loro interno. Il sistema prevede che, dopo un certo numero di cicli di utilizzo, l’acqua sia conservata in appositi serbatoi, per poi essere filtrata. Quest’operazione consente la rimozione di tutti gli elementi radioattivi dall’acqua, fatta eccezione per il trizio, un isotopo dell’idrogeno, che rimane comunque in una concentrazione particolarmente bassa.
Secondo gli esperti, la concentrazione dell’elemento è tale da non essere pericolosa, soprattutto ai livelli di diluizione che raggiunge dopo la dispersione nell’oceano. Diverse altre centrali in giro per il mondo rilasciano periodicamente acqua con trizio in mare, senza che siano rilevati problemi per gli ecosistemi marini o per la sicurezza alimentare del pesce pescato nella zona, comprese le centrali atomiche della Cina, tra i Paesi più agguerriti contro il rilascio delle acque di Fukushima.
Ma a preoccupare chi pesca nel tratto di mare vicino a  Fukushima non è tanto il rilascio dell’acqua trattata in sé, quanto la sua percezione da parte della clientela. Potendo scegliere pesce proveniente da altre zone di pesca, in molti potrebbero decidere di non comprare dall’area di Fukushima. A tal proposito, le autorità doganali cinesi hanno già annunciato il divieto d’importazione di pescato dal Giappone.
I pescatori della zona, che fanno ancora i conti con le conseguenze dell’incidente nucleare, pensano quindi che l’operazione possa peggiorare ulteriormente gli affari. Negli ultimi anni il governo giapponese ha elargito sussidi e altre forme di compensazione per circa 75 miliardi euro alla popolazione e alle aziende colpite, ma il settore ittico continua a essere in difficoltà, con vendite molto lontane dai livelli precedenti il 2011.
Dunque, è stata immediata la reazione della Cina, che è tornata a criticare con durezza il Giappone dopo l’avvio delle operazioni di rilascio nell’oceano delle acque trattate della disastrata centrale nucleare di Fukushima, definendo la mossa «estremamente egoista e irresponsabile». Lo si legge in una nota del ministero degli Esteri cinese. Anche il premier sudcoreano Han Duck-soo ha invitato le autorità nipponiche a divulgare «in modo trasparente» le informazioni sullo scarico di acqua contaminata nei prossimi 30 anni, il tempo stimato per il rilascio di oltre 1,3 milioni di tonnellate di liquidi contaminati per il raffreddamento dei reattori danneggiati. Han, in una nota diffusa dopo l’avvio delle operazioni di rilascio, ha rimarcato che Seul «spera e sollecita ancora una volta il governo giapponese a divulgare informazioni in modo trasparente e responsabile sul processo di scarico dell’acqua che continuerà nei prossimi 30 anni». Anche la Corea del Nord ha esortato il Giappone a «fermare immediatamente» il rilascio nell’oceano delle acque trattate della centrale di Fukushima.
Francesco Trombatore VH

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