Un nuovo palcoscenico nel mondo del calcio?

Durante l’ultima finestra di mercato estiva, molti calciatori hanno deciso di intraprendere una nuova esperienza in Arabia Saudita, dopo l’approdo del campione portoghese Cristiano Ronaldo, nel gennaio del 2023. Questa moda si ripeterà nuovamente durante l’attuale calciomercato invernale?
Non è la prima volta che, sullo scenario internazionale, appare un campionato extra-europeo che investe grosse somme di denaro, per acquistare nomi noti del calcio globale, ma nessuno era mai riuscito a contendere all’Europa alcuni dei suoi giocatori più prestigiosi e ancora competitivi ad alto livello. Solo la Cina ci si era avvicinata un poco, quando nel 2016 lo Shanghai acquistò diversi giocatori, a discapito di altre squadre europee. Tuttavia si trattò di piccoli casi isolati e non di una massiccia campagna, come avviene adesso. Cosa sta succedendo in Arabia Saudita?
Come primo fattore, gli sceicchi possono mettere sul piatto non solo ingaggi faraonici per i migliori giocatori, ma assumono una posizione di forza nelle trattative per l’acquisto dei singoli cartellini dei giocatori, grazie ad illimitate disponibilità economiche. Ma per quale altra ragione, capitolo ingaggi monstre a parte, i calciatori scelgono di trasferirsi nel campionato saudita?
Come rivelato poche settimane fa, il fondo sovrano saudita PIF (quello che già possiede il Newcastle) ha deciso di investire grosse somme di denaro per acquistare il 75% delle quote di quattro diversi club della Saudi Pro League. Di fatto, quattro dei più noti club locali (Al Ittihas, Al Nassr, Al Hilal e Al Ahli) diventeranno di proprietà statale e potranno usufruire di fondi quasi illimitati per acquistare grandi giocatori. Sono, infatti, queste le quattro società al centro di tutte le operazioni di mercato, di cui stiamo discutendo in questi giorni. Attraverso questi acquisti, l’Arabia Saudita vuole imporre il proprio campionato di calcio tra i più ricchi e più spettacolari al mondo, il primo fuori dall’Europa a poter competere con le capacità tecniche del Vecchio Continente. Un’operazione avvantaggiata anche dalla situazone del calcio europeo attuale: non è un caso che i club sauditi stiano puntando soprattutto giocatori in scadenza di contratto o di squadre che, come il Chelsea, hanno urgente bisogno di vendere per non sforare i parametri del Fair Play Finanziario.
In cima alla piramide delle motivazioni si trova, infine, la questione politica. L’Arabia Saudita sta usando il calcio (ma non solo: il caso del golf è emblematico) come strumento di affermazione diplomatica internazionale, così da aumentare la propria influenza in settori strategici a livello politico ed economico. Si tratta di un piano di lungo periodo, chiamato Vision 2030 (attraverso ciò, l’Arabia punta a migliorare le aree dell’edilizia, delle energie rinnovabili, del turismo e del mondo dell’intrattenimento, e prevede il raggiungimento dell’indipendenza del paese dall’estrazione di risorse fossili). E in questo quadro ha un ruolo fondamentale l’assegnazione dei Mondiali che si svolgeranno proprio nel 2030 e che Riad sta cercando di ottenere. Avere un campionato ricco, famoso e molto seguito, con tanti noti campioni internazionali a fare da testimonial, rafforzerà la candidatura saudita.
Il secondo fattore è la tassazione. L’Arabia Saudita è un paradiso fiscale. Dopo sei mesi di permanenza, i calciatori non pagano le tasse: l’Arabia ha fatto accordi con 56 nazioni diverse per evitare la doppia tassazione. In pratica, più lungo è il soggiorno, maggiore è il guadagno. Per un calciatore, ma la regola vale per qualsiasi straniero che decide di andare a vivere in Arabia Saudita per motivi di lavoro, ci sono tre momenti precisi a livello fiscale. Il primo dura dal momento dell’ingaggio al dicembre dello stesso anno solare: quanto guadagnato nei primi mesi passati in Arabia Saudita dovrà ancora essere dichiarato a livello fiscale nell’ultimo Paese di residenza. Per diventare fiscalmente sauditi ci vuole una permanenza minima nel Paese di 183 giorni, per cui dal 1° gennaio 2024 tutti i calciatori, che in queste settimane stanno emigrando verso Gedda e Riad, potranno passare alla tassazione azzerata. E questa è la seconda fase, la più redditizia. Finché resteranno in Arabia Saudita i calciatori non dovranno avere a che fare col fisco.
I giocatori stanno capendo le potenzialità del progetto e anche per questo decidono di trasferirsi. Sicuramente servirà tempo per trasformare un campionato pressoché sconosciuto in uno di valore, ma i presupposti sembrano esserci tutti.
Francesco Trombatore VH

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