Drusilla Tanzi, il riferimento spirituale di Eugenio Montale.

La poesia “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”, composta da Eugenio Montale nel 1967, è dedicata alla moglie, la scrittrice Drusilla Tanzi, deceduta nel 1963, in seguito a complicazioni derivanti dalla rottura del femore.

In questa sezione dell’articolo, vorrei riportare le splendide parole di Eugenio Montale che, mediante la sua straordinaria sensibilità, è riuscito a far innamorare le persone di ogni epoca.

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Nel primo verso della poesia è presente il primo elemento stilistico importante, l’iperbole, che ci dà la possibilità di comprendere lo stato d’animo di Eugenio Montale, sofferente a causa della morte della sua compagna di vita.

L’iperbole è una figura retorica che consiste nell’uso di un linguaggio eccessivo, un milione di scale, al fine di far risaltare un’idea. Eugenio Montale, in questo contesto, vuole mettere in evidenza due concetti: la «routine» del gesto di scendere le scale insieme e il ricordo nostalgico della vita coniugale.

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Questa frase, inoltre, si carica di un rilevante significato metaforico: le scale, infatti, sono anche le difficoltà che Eugenio Montale non ha mai dovuto affrontare da solo, perché la moglie gli è sempre stata accanto.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio

Il viaggio di Eugenio Montale e Drusilla Tanzi è stato breve. Per quale ragione? Il poeta si riferisce chiaramente alla caducità umana, alla velocità con cui la vita scorre: il matrimonio dei due, infatti, celebrato dopo 23 anni di fidanzamento, durò soltanto un anno, perché Drusilla Tanzi morì l’anno seguente.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede.

Dopo aver affrontato il lutto della moglie, la vita del poeta prosegue, ma diversamente, perché lui è finalmente cambiato: ha compreso la futilità delle urgenze della vita quotidiana, alle quali non attribuisce più importanza. Quindi, a coloro che credono che la realtà sia quella visibile, Montale risponde dicendo che non è vero: le cose importanti nella vita sono altre, non più le prenotazioni.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Questi sono sicuramente i versi più significativi e romantici dell’intero componimento. Per quale ragione, però, Montale attribuisce l’aggettivo “offuscate” alle pupille della moglie?
È semplice: Drusilla Tanzi era soprannominata “Mosca” dagli amici, per via dello spessore degli occhiali che portava a causa di una forte miopia. Per questo motivo, infatti, Montale diede sempre il braccio alla moglie per scendere le scale.

Il poeta è, per la moglie, una guida fisica, pronta a sorreggerla in caso di caduta, di malessere. Ma che ruolo ricopre la moglie negli ultimi versi della poesia? Drusilla Tanzi è la guida spirituale del poeta, colei che lo aiutò a scorgere il senso profondo delle abitudini della vita, a non dare nulla per scontato.

Alessandra D’Amico IV B

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