Elogio a Dante Alighieri, padre della lingua italiana.

Durante l’epoca medievale il sapere era criptico, elitario e inaccessibile al cosiddetto 𝓿𝓾𝓵𝓰𝓾𝓼, il popolo. I conoscitori del mondo e della cultura erano i chierici e successivamente, attraverso il processo di laicizzazione della cultura, i dotti. I restanti individui erano analfabeti, o quasi: tentavano di intraprendere una conversazione con le altre persone facendo uso di un particolare volgare (non chiaramente il medesimo che verrà ripreso dal Sommo Poeta) accompagnato dall’utilizzo di un dialetto, mutevole in relazione alla città in cui essi si trovavano. La problematica linguistica medievale non vide miglioramenti fino a quando, fra il 1303 e il 1305, un valoroso uomo intraprese un intrepido viaggio alla volta dell’unificazione linguistica italiana, tramite la stesura dell’opera «De vulgari eloquentia» : Dante Alighieri.

Dante Alighieri è, per antonomasia, il padre della lingua italiana poiché, tramite la stesura del «𝓓𝓮 𝓿𝓾𝓵𝓰𝓪𝓻𝓲 𝓮𝓵𝓸𝓺𝓾𝓮𝓷𝓽𝓲𝓪», trasmise ai dotti, attraverso la lingua latina, un messaggio fondamentale: la lingua volgare poteva essere impiegata dagli individui per trattare argomentazioni complesse e raffinate, nello stesso modo in cui veniva precedentemente utilizzato il latino dai sapienti per svolgere le stesse attività divulgative e intellettuali. Dunque, ponendosi in antitesi rispetto alla linguistica dell’epoca, Dante Alighieri favorì, all’interno della quotidianità, l’utilizzo di una lingua nuova che rappresenta, dopo la lingua latina, un pilastro su cui si fonda l’odierna lingua italiana.

Dante Alighieri tramite la stesura della « 𝓒𝓸𝓶𝓶𝓮𝓭𝓲𝓪 », successivamente definita da Giovanni Boccaccio « 𝓓𝓲𝓿𝓲𝓷𝓪 », ha ampliato notevolmente il vocabolario italiano, già vasto derivando dalla lingua latina, coniando nuove espressioni, dando vita a nuovi termini, aggettivi e proverbi che, ancora oggi, vengono utilizzati dagli uomini. Ricordiamo :
1.“ Non mi tange ” : espressione che, tradotta letteralmente dalla lingua volgare a quella italiana, significa “ non mi interessa ” ;
2.“ Dolenti note ” : espressione che rimanda al dover vivere una situazione spiacevole (ad esempio, quando gli studenti devono essere interrogati dall’insegnante, patiscono le dolenti note, ossia le domande) ;
3.“ Senza infamia e senza lode ” : espressione che può essere utilizzata per attuare una critica culinaria (come, ad esempio, quando una madre cucina al figlio una minestra di verdure che non è granché).

Facciamo adesso un passo indietro, ripercorrendo le tappe che hanno reso il Sommo Poeta l’ideatore dell’odierna lingua italiana, e poniamoci un interessante quesito: gli uomini, oggi, fanno tesoro dell’inestimabile regalo che gli è stato donato da Dante Alighieri? Oppure sminuiscono notevolmente e sottovalutano la grammatica, la letteratura e la lingua italiana? Oggi sfortunatamente gli individui, bramosi di terminare gli studi il prima possibile, evitano di immergersi nel mondo della conoscenza, accontentandosi di navigare sulla superficie delle cose, che è visibile a tutti. In questo modo, la grammatica italiana diviene noiosa, secondo altri persino scontata, dagli stessi che dimenticano costantemente la differenza tra una A con l’acca e una senza. La letteratura italiana viene studiata con estrema superficialità, poiché non suscita più curiosità e interesse negli studenti, desiderosi di dedicarsi alle proprie attività e di chiudere i libri scolastici nel minor tempo possibile. Il grande sacrificio di Dante Alighieri, ossia quello di porsi coraggiosamente contro un sistema linguistico fondato sull’arretratezza e basato su una visione religiosa severa e assolutistica, è reso vano dagli individui che, ad oggi, mossi dal menefreghismo e dall’apatia nei riguardi del sapere, serrano la porta alla conoscenza la quale, impossibilitata ad entrate, è obbligata a restarne fuori. Caro Dante Alighieri, noi ti ringraziamo per aver reso concreta la possibilità di interagire fra noi uomini attraverso una lingua unitaria… Se con il tuo coraggio non ti fossi opposto, parleremmo la lingua latina ancora oggi. Grazie davvero!

Alessandra D’Amico IV B

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