Hope frozen: la morte può essere vinta dalla speranza?

La triste storia che sto per raccontare vede come protagonista una bambina di Bangkok, Matheryn Naovaratpong, chiamata affettuosamente “Einz“ dai genitori, ossia “amore” in lingua tailandese.
La storia in questione è triste perché, purtroppo, Einz nasce con una grave e incurabile forma di tumore al cervello, ma, in realtà, è anche una vicenda colma di speranza e di fiducia nei confronti della medicina del futuro.
Adesso vedremo per quale ragione.

Einz, desiderata con amore dal fratello e attesa con affetto dai genitori, nasce nel 2013 ed è subito definita, per la sua dolcezza, la gioia della propria famiglia.
Einz, un giorno, viene affidata dai genitori al fratello maggiore, che, dopo un lungo sonno della bambina, non riesce più a svegliarla. Einz, per motivazioni non note, entra in coma.
La causa del coma è nota il 14 aprile 2014: ad Einz viene diagnosticato un “ependiloblastoma”, un tumore al cervello che colpisce i giovanissimi e che, nonostante le cure aggressive e i dolorosi interventi, è arrivato a interessare circa l’80% dell’emisfero sinistro.

La bambina, sottoposta a cure dolorose e ripetute somministrazioni di forti farmaci, non ha scampo e la sua sorte appare subito chiara ai medici: sarebbe morta in brevissimo tempo, poichè il cancro era troppo aggressivo.

I genitori della bambina sono dei noti ingegneri buddisti e, nella speranza di salvare la figlia, avendo ormai compreso che le restano da vivere poche settimane, decidono di ricorrere alla conservazione criogenica.

Che cos’è la conservazione criogenica?
La “conservazione criogenica” consiste nel preservare, a bassissime temperature, il corpo di un paziente terminale, destinato a morire entro breve tempo. Dopo il decesso fisico del paziente, gli vengono somministrati degli anticoagulanti e altri medicinali, che dovranno assolvere alla funzione di antigelo. La temperatura del paziente, che viene dunque “ibernato”, viene poi abbassata fino a -130°: il risultato dell’operazione è la “vetrificazione”, non il congelamento. I pazienti vengono, infine, immersi in azoto liquido e conservati, per centinaia di anni, a testa in giù in cilindri sottozero, ad una temperatura di -196°.

L’8 gennaio 2015, Einz è stata ibernata nella speranza che un giorno, grazie alle innovazioni e al progresso medico, si possa curare quel cancro ad oggi incurabile.

Questa pratica, anche se sembra essere legata oggi alla fantascienza, è sempre più comune: l’azienda “Alcor Life Extension Foundation” degli USA, infatti, afferma che Einz è la 134esima paziente ibernata nel mondo, su 377 circa, e la prima in Asia.

La piattaforma di Netflix, onorando il coraggio e la grande speranza mostrata dai genitori di Heiz, ha realizzato un documentario a lei dedicato: Hope Frozen.
In questo documentario è possibile evincere il fatto che la morte sia, per la maggior parte degli uomini, una delle paure più grandi. L’uomo sfida la morte, cercando sempre di allontanarla e di rallentarla: l’amore per la propria vita l’ha spinto, d’altronde, a cercare le cure e a inventare la medicina. Forse, quest’ultima, farà in futuro dei passi da gigante tali da consentire ad Einz di vivere di nuovo, ma questa volta per bene, la sua vita.

Alessandra D’Amico IV B

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