La bellezza dell’insegnamento

Il filosofo Nietzsche diceva che, se l’uomo riesce a far fiorire ciò per cui è nato, raggiunge la felicità. Io sento ardere, nella mia interiorità, un profondissimo amore per la letteratura, per la poetica.

Non studio per il voto, studio per piacere. Studio perchè voglio conoscere più cose possibili del mondo, perché un giorno anch’io me ne andrò. Scomparirò nel nulla, mi trasformerò in una foglia, veglierò sopra tutti dall’alto di una nuvola. Questo non posso saperlo, ma che morirò è un dato di fatto. La brevità temporale, la fugacità stessa della vita, incita gli uomini a pianificare la loro esistenza. Ed è vero: i bambini vogliono diventare adolescenti e gli adolescenti vogliono diventare adulti. Ma gli adulti non vogliono diventare anziani. Nell’età adulta, il meccanismo si blocca: non si vuole progredire. Cominciano a manifestarsi due emozioni forti: la malinconia e la paura. Si prova malinconia per la giovinezza, per le prime esperienze, per gli anni scolastici, i rimproveri, le decisioni sbagliate. Manca la spensieratezza con la quale si affrontava la vita da ragazzi, senza pensieri negativi riguardo il futuro. Da giovani, non si pensa di essere uomini, ma supereroi: non ci capiterà mai niente! Si pensa spesso al matrimonio, alla casa, ai bambini, al lavoro, alle vacanze. Non si pensa alle calamità, non si pensa alla vecchiaia. La morte sembra non esistere. La paura, invece, investe principalmente il campo dell’ignoto: cos’è la morte? È la perdita di ogni capacità umana. Non puoi ammirare il cielo azzurro, annusare il profumo di una pizza, abbracciare la persona che ami, pianificare una vacanza, aiutare gli altri a superare i propri ostacoli. La morte è la perdita dell’uomo. Un uomo che verrà ricordato, ma non sarà più con noi.

Cosa posso fare, dunque, io, se non pianificare per filo e per segno, in modo estremamente meticoloso, il mio futuro lavorativo? Niente. Ma lettere moderne, per me, non è soltanto la strada che ho intenzione di percorrere, per giungere al mio futuro d’insegnante. È il sogno che voglio realizzare. È acquisire la capacità di fare emozionare gli studenti di fronte ad una poesia, di fronte all’arte. Ho grandi capacità immaginative: chiudendo gli occhi, vedo Leopardi, con il capo chino sui suoi amatissimi libri, apprendere il greco e il latino, per ricongiungersi ai grandi del passato; lo vedo, mentre guarda fuori dalla finestra e si reca con l’immaginazione al di là di quella siepe, che “da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”.

La letteratura genera emozioni. Ti proietta in una dimensione fantastica in cui niente può appassire o perire, perché i sentimenti sono eterni. Ti proietta in una dimensione atemporale, in cui i poeti passati, presenti e futuri vivono in te. Il mio legame con la letteratura non è finalizzato al conseguimento di una laurea in lettere moderne e in un assunzione lavorativa a tempo indeterminato. È molto più vero e sincero. È basato sulla voglia di interiorizzare il pensiero di poeti che, essendo stati uomini come noi tutti, ne hanno affrontate tante. Uomini che hanno pianto, amato, gioito, sofferto. Uomini che hanno deciso di impugnare fra le dita una penna, per combattere la battaglia, persa in partenza, contro la brevità del tempo. Sia chiaro: al tempo, nessuno vuole opporsi. Anche perché è impossibile farlo. Di fronte allo scorrere del tempo, c’è semplicemente chi vuole lasciare la sua orma nei secoli, in questo meraviglioso spettacolo, che è il mondo. Ma l’insegnamento non è finalizzato esclusivamente all’acquisizione di capacità atte ad emozionare i propri studenti. È molto di più. È trasmettere alle persone la gioia nei riguardi della cultura, ormai definita da molti del tutto inutile. È dare agli altri lo strumento con il quale possono manifestare apertamente il loro pensiero critico: la cultura. Perché quando apprendi e conosci, la storia e le scelte di uomini lontani dal tuo tempo, non lasci agli altri la possibilità di subordinarti e trattarti come se fossi un automa. Infine, vorrei diventare un’insegnante per instaurare un rapporto di fiducia, rispetto e sincerità con gli studenti. L’insegnante è una figura di riferimento importante: è colui che ti supporta, che ti elogia, che crede in te, che sostiene le tue decisioni e che ti gratifica costantemente. L’insegnante è colui che, quando sbagli, non ti percuote, anzi ti invita a riflettere sullo sbaglio commesso, per evitare che possa essere nuovamente effettuato nel futuro. I ricordi scolastici felici di ogni studente orbitano, la maggior parte delle volte, attorno alla figura di un bravo docente che ha insegnato ai propri studenti la disciplina, che ha appassionato, che ha fatto emozionare di fronte alla lettura di un brano o allo svolgimento di una dimostrazione matematica, che ha commosso, che ha aiutato, che ha rimproverato e che ha educato alla vita.

Alessandra D’Amico VB

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