Il silenzio della (d)istruzione

Giusto negli ultimi giorni ci è giunta notizia di un fatto a dir poco sconcertante: una moltitudine di ragazzine, ragazze e giovani donne hanno manifestato sintomi di intossicazione e/o avvelenamento. In particolare, questo fenomeno si è riscontrato per la maggiore nelle studentesse delle scuole della città sacra di Qom. Poco tempo fa, un alto funzionario della città capitale Teheran ha rivelato che gli avvelenamenti misteriosi sono in realtà deliberati: i bersagli sono ragazzi, ma per lo più ragazze, di un’età compresa tra i 5/6 e i 20 anni. L’obiettivo di queste avvisaglie di uno sterminio di massa è far chiudere le scuole, facendo ricadere su di esse la colpa. Il tentativo di cancellazione della figura femminile sta prendendo sempre più piede in Paesi con mentalità e forma di governo retrograde, come Iran e Afghanistan. Tra talebani, governatori che abusano del proprio potere e leggi sacre corrotte, la “donna” come ideale va man mano ad affievolirsi, per poi lentamente sparire nel nulla.

Privare la donna di ogni cosa: la libertà di vestiario, di taglio, di condizione estetica, di mostrarsi in pubblico, di non pregare, di indossare in uno o in un altro modo un capo d’abbigliamento la porterà alla lapidazione o forse ad una morte non lenta, ma molto dolorosa. Una donna non istruita, specialmente se più giovane, cadrà ai piedi di questo sistema che va ben oltre i concetti del patriarcato, che non guarda in faccia nessuna e spara con una benda sugli occhi. Non guarda se ha davanti donne adulte, anziane, ragazze o bambine. Questo è il caso della giovanissima Sara Shirazi, che, all’età di soli 9 anni, è stata picchiata a sangue per aver indossato male il suo velo “mancando di rispetto alla sua religione”.

Una donna non istruita non avrebbe idea di cosa sta accadendo sulla sua pelle. Sa solo che deve restare sottomessa e accettare le imposizioni. Sa che il dolore a lei inflitto è una punizione divina, perché lei ha compiuto il male. Il massimo che ella possa pensare è “cosa mi sta accadendo?”, ma spesso non avrà nemmeno il tempo di rifletterci. Non lo avrà perché, il più delle volte, sarà morta non appena il pensiero le sarà balenato in testa: una morte violenta, inumana, che il mondo ha visto ma quasi silenzia, con i tappi alle orecchie.

Chi sa, non ne può più: le piazze sono gremite di manifestanti, che vogliono, esercitando un loro diritto, allertare i grandi potenti mondiali, facendo sentire la loro voce il più forte possibile. Ci provano, almeno. Molti di questi diventeranno prigionieri politici, o peggio ancora verranno giustiziati. I minori e le minori non istruiti, capirebbero ciò che accade attorno a loro? Sarebbero coscienti di essere stretti in una morsa molto più forte di loro?

Federica Barone III G

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