Scomparsa o uccisa? Il caso di Emanuela Orlandi. Seconda parte

Alla sera dopo svariate ore, non vedendo Emanuela rincasare, la famiglia cominciò a cercarla, percorrendo la strada verso la scuola di musica e nel frattempo chiamando i conoscenti della ragazza per sapere se almeno loro avessero ricevuto notizie. Il padre, Ercole, andò immediatamente all’ispettorato di polizia del Vaticano per denunciarne la scomparsa, ma una volta lì non ricevette la reazione che si aspettava. Qui la questione fu presa molto alla leggera, dicendo come magari Emanuela fosse fuori a cenare con gli amici dimenticando di chiamare casa; una frase pronunciata da un poliziotto, che tuttavia lasciò sconcertato il padre, fu quella di non preoccuparsi dato che la figlia non era poi così tanto bella. Nonostante ciò, la denuncia non avvenne quella sera, bensì venne effettuata il giorno seguente dopo 24 ore. 

Il 24 giugno i quotidiani romani iniziarono a pubblicare sia la notizia della scomparsa, sia una fotografia della ragazza, con la richiesta di aiuto della famiglia e i recapiti telefonici. Si tappezzò inoltre anche la città con i volantini e l’identikit: “Anni 15 – alta metri 1,60- al momento della scomparsa aveva capelli neri, lunghi e lisci, indossava pantaloni in jeans, camicia bianca e scarpe da ginnastica. Non si hanno sue notizie dalle ore 19 di mercoledì 22 giugno. Chi avesse informazioni è pregato di telefonare al numero 6984982”.

Durante il primo periodo della scomparsa, la famiglia ricevette molte telefonate non attendibili, sicuramente con lo scopo di acquisire notorietà. Il 25 giugno, però, una telefonata catturò la loro attenzione: si trattava di un giovane chiamato “Pierluigi”, il quale raccontò che, insieme alla propria fidanzata a Campo de’ Fiori, incontrarono due ragazze, una delle quali vendeva cosmetici e aveva con sé un flauto, dicendo di chiamarsi Barbara. “Pierluigi” la invitò a suonare, ma ella rifiutò poiché avrebbe dovuto mettere gli occhiali da vista, che non le piacevano. Poche ore dopo richiamò aggiungendo un dettaglio al racconto, ovvero che gli occhiali della ragazza erano “a goccia, per correggere l’astigmatismo”; rifiutò un incontro con i familiari o di metterli in contatto con la propria ragazza, essendo abbastanza distratta e non molto affidabile. 

Queste chiamate apparvero attendibili, poiché effettivamente Emanuela era astigmatica, aveva vergogna nel portare gli occhiali e suonava il flauto. Il 26 giugno, durante un’altra telefonata, “Pierluigi” aggiunse alcune informazioni su se stesso: aveva 16 anni e si trovava in quella giornata in un ristorante vicino al mare. Barbara avrebbe suonato il flauto al matrimonio della sorella programmato per settembre, ma si rifiutò di collaborare ulteriormente nel rintracciare Emanuela. Gli inquirenti successivamente verificarono che tra gli amici della ragazza vi era un giovane di nome Pierluigi, che però al momento della scomparsa si trovava altrove.

Un’altra chiamata, che in un primo momento attirò nuovamente la loro attenzione, fu di un certo “Mario”, dichiarato successivamente testimone inattendibile e forse in cerca di notorietà.

Continua…

Christian Milani, Marika Santoro, Gaia Petrolito, Sara Ricupero, 5As.

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