Le novità della scuola di Quintiliano


Marco Fabio Quintiliano, oratore e maestro di retorica, vissuto a Roma nel I secolo d.C. sotto la dinastia flavia, è stato il primo uomo ad ottenere la cattedra statale di eloquenza. Si tratta della prima esperienza di scuola statale pubblica a Roma, poiché i romani erano soliti affidare l’educazione dei giovani ai patres familias, che insegnavano loro le virtutes del mos maiorum, e alle matrone, che insegnavano a casa alle bambine come diventare una brava moglie e una brava madre. Ma Quintiliano non è ricordato solo per questo: infatti, con il suo capolavoro chiamato “Institutio oratoria”, egli gettò le basi della moderna psicologia infantile, tanto da poterlo definire precursore o addirittura fondatore di essa. Quintiliano attribuisce grande importanza alla dimensione giocosa dell’apprendimento, affermando che il bambino aveva anche bisogno di imparare alcune nozioni in questa maniera più divertente e leggera. Inoltre, come ben sappiamo, l’educazione negli anni imperiali era basata sui principi dell’apprendimento a memoria e della dura disciplina: ogni interruzione, errore o ripetizione era sanzionata con punizioni corporali. La visione pedagogica di Quintiliano, invece, si apre a una maggiore cura didattica e al rispetto del bambino e del suo carattere. In effetti, i bambini non sono esattamente gli stessi, motivo per cui un maestro esperto riconosce i loro caratteri diversi e adatta a ognuno di essi le proprie modalità di insegnamento. Il pensiero di questo autore è molto attuale e finalmente possiamo affermare che, nel XXI secolo, le teorie da lui proposte sono state messe in atto. Se ripensiamo, ad esempio, al periodo in cui i nostri nonni frequentavano la scuola pubblica, notiamo che non ci sono grandi differenze rispetto all’educazione impartita dai patres familias romani: a quei tempi, infatti, erano frequenti le punizioni corporali a seguito di un errore, a tal punto che i nostri nonni venivano colpiti con una “bacchettata” sulle mani, messi dietro alla lavagna per ore intere o in ginocchio sui ceci. Ai mancini spettava la peggio: a scuola era obbligatorio scrivere con la mano destra, quindi gli veniva legata la mano sinistra dietro la schiena per tutte le ore scolastiche, per evitare il suo utilizzo. Fortunatamente a noi ragazzi degli “anni 2000” queste cose sembrano superate, poiché non ci sono mai state inflitte punizioni corporali per un errore in un compito o un abbigliamento non consono al contesto scolastico. Inoltre, ai nostri giorni gli insegnanti si comportano come una vera e propria seconda famiglia per gli alunni: noi siamo liberi di raccontare i nostri problemi e avere un ottimo consiglio in cambio. In poche parole, quasi tutti i professori di oggi incarnano gli ideali dettati da Quintiliano e, soprattutto, esercitano la loro professione con amore e passione.
Noemi La Porta, V C

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