10 giorni da donna in Italia

Durante i giorni che vanno dall’8 al 17 settembre sono state uccise sette persone.

Perché? Per il fatto di essere donne. 

Donne la cui unica colpa era vivere con degli uomini incapaci di accettare la loro indipendenza.

Molte volte la parola femminicidio crea confusione in chi la legge…è una parola che può far paura, però serve. 

Serve a indicare una fascia criminologica, in cui le donne vengono uccise per il ruolo che svolgono.

Non è una parola che nasce grazie alle ultime novità mediatiche, né tantomeno un’invenzione da parte delle donne, che serve a vittimizzarle.

Si tratta di un omicidio senza movente, logica o ragione, che, oltre all’omicidio stesso, somma tutte le pressioni psicologiche, sociali e relazionali, a cui la donna viene sottoposta nel corso della propria vita. 

Dall’inizio del 2021 si contano le morti di 47 donne, la cui unica colpa in comune è il fatto di appartenere allo stesso genere. 

Uccise da fidanzati, ex mariti, compagni, padri. Persone di cui si fidavano, persone che hanno amato, persone con le quali hanno condiviso gioie e dolori, fino a finire con un coltello da cucina nel petto. 

In nemmeno 10 giorni, in Italia, si sono verificati 7 femminicidi. 

Mercoledì 8 settembre, Bronte: Ada Rotini viene uccisa dall’ex marito.

Giovedì 9 settembre, Quartucciu: Angelica Salis viene uccisa dal marito.

Venerdì 10 settembre, Noventa Vicentina: Rita Amenze uccisa dall’ex compagno.

Lunedì 13 settembre, Agnosine: Giuseppina Di Luca viene pugnalata a morte dall’ex compagno. Lo stesso giorno a Fagnano Castello perdiamo anche Sonia Lattari.

Mercoledì 15 settembre, Valdimolino di Montecchio Maggiore: Alessandra Zorzin viene uccisa da un suo conoscente.

Venerdì 17 settembre, Sarmeola di Rubano: Doriana Cerqueni viene uccisa dal padre.

La maggior parte di loro era madre, alcune non avevano nemmeno trent’anni, tutte erano innocenti. 

Il femminicidio è il gradino più basso che un uomo possa raggiungere; è l’atto più disumano e immorale al mondo; è la dimostrazione della totale perdita del controllo. Sceso quel gradino la differenza tra uomo e animale è impercettibile.

Ciò che ad oggi la maggior parte della gente non riesce a comprendere è che la differenza tra i due è sempre più indistinguibile. 

Ogni volta che una donna subisce cat-calling, ogni volta che ai colloqui di lavoro le viene chiesto se “vede possibili gravidanze” nel suo futuro, ogni volta che in Afghanistan a una donna viene tolto il diritto allo studio, ogni volta che una donna viene toccata senza che lo voglia, ogni volta che viene molestata, abusata o stuprata, ogni volta che una donna viene trattata come un pezzo di carne e non come un essere umano, ogni volta che una di queste cose si verifica, l’umanità ne esce sconfitta. Il 97% delle donne nel mondo ha subito un qualsiasi tipo di molestia almeno una volta nella vita: la maggior parte sono minorenni, se non addirittura bambine. Il femminicidio è il gradino più basso che si possa raggiungere, eppure fingiamo di non vedere la discesa. 

Finalmente 19 giugno è stata ratificata da Camera e Senato la Convenzione di Istanbul per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne.  La Convenzione esercita la protezione dei diritti della donna contro ogni forma di violenza, con lo scopo di prevenire abusi, proteggere le vittime e perseguire gli aggressori, oltre che riconoscere una volta per tutte la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani. È composta da 81 punti, alcuni dei quali riguardano anche la protezione dei bambini testimoni di violenza domestica, la penalizzazione dei matrimoni forzati, delle mutilazioni genitali femminili, dell’aborto e della sterilizzazione forzata.

Infine, il mio pensiero va ad Ada, Angelica, Rita, Giuseppina, Sonia, Alessandra e Doriana, tutte vittime della follia dei loro uomini. Il mio pensiero va a loro e a tutte le vittime di violenza, a tutte quelle donne innocenti, che hanno sofferto in passato e che, forse, oggi soffrono ancora; a tutte quelle donne che si sono sentite violate, a tutte quelle donne che non sono state rispettate. Il mio pensiero va a loro, nella speranza che non ci sia più il bisogno di utilizzare una parola così brutta come “femminicidio”. 

“Quando si violentano, picchiano, storpiano, mutilano, bruciano, seppelliscono, terrorizzano le donne, si distrugge l’energia essenziale della vita su questo pianeta.” -Eve Ensler

Alessia Parrinello IV D

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