La vera gloria…ieri e oggi!

“Avere gloria” significa avere grande successo, grande fama, che si acquista per meriti eccezionali. Vuol dire essersi distinti in un determinato ambito, poetico, sportivo o televisivo che sia. Esistono due tipi di gloria: quella effimera e quella permanente.

La prima può derivare da un breve intervento o da una apparizione di pochi minuti in un programma televisivo. Alla fine di questi pochi secondi di notorietà, nessuno si ricorderà di chi si é messo in mostra, cercando di far parlare di sé a tutti i costi.
La gloria permanente, invece, è quella derivante dall’aver fatto qualcosa che va al di là della normalità, come per esempio aver compiuto un’opera significativa.​ 

Nel passato acquisire gloria era molto difficile, in quanto non esistevano social e programmi televisivi. Nonostante ciò la gloria di allora era ed è una gloria permanente!
Un esempio fra tutti può essere il poeta Quinto Orazio Flacco, la cui grandezza poetica lo ha reso, da umile, famoso e apprezzato. ​
Nel suo Carme “Exegi monumentum aere perennius” (Carmina III,30), dedicato all’amico Marcio Censorio, Orazio, consapevole che la poesia ha il potere di dare immortalità nel tempo sia a chi la scrive, che a colui al quale è dedicata, sottolinea che lui continuerà a vivere anche oltre la sua morte, nel ricordo di coloro che leggeranno e ameranno i suoi versi. Orazio sostiene anche che tutto muore, compresa l’anima, e che l’unica possibilità di sopravvivenza risiede nella gloria “ottenuta per meriti”.​ Pertanto egli ha “innalzato un monumento più duraturo del bronzo”, che nè la pioggia, nè il vento, nè il passare degli anni potranno mai abbattere: si tratta della sua poesia, che (lo dice senza falsa modestia!) lo renderà eterno! Da ciò comprendiamo che gloria è qualcosa che viene da sé, che non va ricercata a tutti i costi e non deve essere l’obiettivo di una vita. ​

Un altro esempio illuminante di gloria permanente è Archimede, che, nonostante sia vissuto in un’epoca molto lontana da noi, per il suo ingegno viene ricordato fino ai nostri giorni. Infatti, ha calcolato la superficie e il volume della sfera, ha scoperto e sfruttato i principi di funzionamento delle leve e il Pi greco, ci ha tramandato tantissime invenzioni fisiche e matematiche. Per tutto ciò, nonostante siano passati oltre 2000 anni, la sua imponente figura di scienziato matematico è ancora molto presente tra noi. 

Il concetto di gloria oggi è molto diverso da quello del passato. Oggi, la gente, pur di avere notorietà, partecipa a programmi televisivi come il Grande Fratello e l’Isola dei famosi: questo può essere un esempio di gloria effimera, in quanto, alla fine di questi programmi, si parlerà di loro solo per un periodo limitato. Oggi si cerca la fama anche tramite social come Tik Tok, un’applicazione dove è possibile realizzare video, in cui si balla, si parla e si raccontano le proprie avventure. In questo social è molto facile avere qualche ora di notorietà, perché è molto probabile che il proprio video finisca tra quelli più visti.

Un altro esempio di ricerca di gloria è fornito dal “nuovo lavoro” dei nostri tempi: l’influencer, cioè colui o colei che produce e/o pubblicizza grandi e piccole marche di prodotti di bellezza o alimentari, mostrando sui social la propria vita quotidiana (come si veste, cosa mangia, che allenamenti svolge, ecc.). Se dovessero scomparire i social, però, gli influencer non avrebbero più nulla da condividere con il proprio pubblico, come testimoniano le tantissime lamentele degli influencer russi, che, a causa della guerra che si sta combattendo in Ucraina, hanno avuto bloccato il proprio profilo Instagram, social principalmente scelto per comunicare con i followers.


Esistono, però, anche esempi di gloria permanente contemporanea, ovvero persone che stanno facendo parlare di loro nella nostra epoca e sicuramente lo faranno anche nelle epoche future, in quanto anch’essi stanno scrivendo la Storia.

Penso a Gino Strada, medico chirurgo, attivista, filantropo e scrittore italiano, morto l’anno scorso, dopo una vita spesa ad aiutare il prossimo in difficoltà nei luoghi più martoriati e problematici della Terra, come il Pakistan, l’Etiopia, la Thailandia, l’Afghanistan, il Perù, la Somalia, la Bosnia.

Penso anche a Malala Yousafzai, che a soli 17 anni ha ricevuto il premio Nobel per la Pace, grazie al suo coraggioso impegno per il diritto all’istruzione, negato alle donne del Pakistan, suo paese di origine, da un editto dei talebani. Nel 2012, mentre tornava a casa da scuola, un uomo le ha sparato alla testa, ma è riuscita a sopravvivere, dopo essere stata curata in Inghilterra. Nonostante le continue minacce, Malala continua a portare avanti la sua battaglia con tenacia, affinché il diritto all’istruzione diventi davvero universale.


Penso anche a Cristiano Ronaldo, ritenuto tra i giocatori più forti della storia calcistica contemporanea. Ronaldo ha lavorato sodo per arrivare alle prestazioni a cui ci ha abituato: per questo non beve alcolici e non ha tatuaggi, perché è un donatore di sangue e di midollo osseo. Ronaldo, nato in un povero villaggio del Portogallo da famiglia numerosa e indigente, si è costruito giorno dopo giorno con allenamenti duri e faticosi: questi sforzi lo hanno portato a vincere 5 palloni d’oro, cinque Champions League e tantissimi altri premi individuali e non. È attualmente il miglior marcatore nella storia del calcio con ben 807 gol. ​

Anche se finora ho parlato solo di persone famose, io penso che la gloria possa appartenere anche a chi non è famoso, cioè a chi, attraverso i propri sacrifici, rende felice la vita propria e quella dei propri cari.​
Può essere “degno di gloria”, perciò, anche chi si sveglia alle 4 del mattino e, indipendentemente dal caldo o dal freddo, si alza e si reca a lavorare per raggiungere, e quindi realizzare, i propri obiettivi personali e collettivi. Quindi si può raggiungere “vera gloria” anche senza scrivere pagine importanti di storia, ma incidendo sulla collettività attraverso il sudore e il sacrificio.​ 


Sebastiano Augeri IV D

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