I vaccini anti-Covid 19 in uso in Italia: cosa sono? Come si somministrano?

Gli enormi sviluppi della medicina, della biologia molecolare e dell’ingegneria genetica hanno permesso, alle case farmaceutiche di diversi paesi, di sperimentare, in tempi record, alcuni vaccini contro il Sars-CoV-2, che, dopo essere stati approvati, sono già in uso in molti paesi del mondo, mentre altri sono in attesa di ricevere l’autorizzazione da parte dell’EMA.

In Italia, il primo vaccino ad essere stato somministrato a medici e ad operatori sanitari è stato quello messo a punto dalla Pfizer. Esso viene somministrato in due dosi, con iniezione nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra. Il vaccino Pfizer si conserva 6 mesi a una temperatura compresa tra -90 °C e -60 °C. Una volta estratto dal congelatore, il vaccino chiuso può essere conservato prima dell’uso fino a 5 giorni a una temperatura compresa tra 2 e 8 °C e, fino a 2 ore, a una temperatura non superiore a 30 °C. Va ricostituito con sodio cloruro al 0,9% prima dell’uso; una volta ricostituito, va usato entro 6 ore e mantenuto a una temperatura compresa tra 2 e 30°C.

Il secondo vaccino a RNA arrivato nel nostro Paese è quello prodotto dalla casa farmaceutica Moderna. La somministrazione del vaccino mRNA-1273 prevede due dosi da 0,5mL da iniettare, per via intramuscolare, a distanza di 28 giorni l’una dall’altra. Il vaccino va conservato a -25°/-15° fino a 7 mesi, ma è possibile conservarlo a una temperatura compresa tra 2° e 8°C nei luoghi stessi deputati alla vaccinazione, fino a  30 giorni. Entrambi sono vaccini a RNA. La differenza tra i due vaccini è rappresentata dal fatto che il vaccino sviluppato la Moderna contiene una molecola di mRNA, che codifica per l’intera proteina virale Spike; il vaccino prodotto dalla Pfizer contiene, invece, un mRNA che codifica solo per una parte della proteina Spike.  Dopo l’iniezione, allo stesso modo, le cellule leggono il messaggio contenuto nella molecola di RNA e iniziano la sintesi della proteina Spike.

In Italia, il personale scolastico, universitario e delle forze dell’ordine sta ricevendo attualmente un’altra tipologia di vaccino, che sfrutta la tecnologia a vettore virale. Si tratta del vaccino prodotto da AstraZeneca. Questo veniva inizialmente raccomandato per le persone dai 18 ai 55 anni in assenza di patologie, che possano aumentare il rischio clinico associato all’infezione da Sars-CoV-2, ma il suo uso è stato ultimamente esteso. La tecnica adottata per sua produzione si basa sull’utilizzo di una forma modificata dell’adenovirus di scimpanzè, come vettore. Il vettore viene reso incapace di replicarsi e viene ricombinato in modo che porti nel suo genoma il gene responsabile della sintesi della proteina Spike del Sars-CoV-2. Dopo la somministrazione, la proteina Spike viene espressa localmente, stimolando la produzione di anticorpi neutralizzanti e le risposte immunitarie cellulari, che contribuiscono alla protezione contro COVID-19.

La somministrazione del vaccino avviene per via intramuscolare in due dosi, la seconda, almeno a distanza di dieci settimane dalla prima. Si conserva in frigorifero, ad una temperatura compresa tra 2°C e 8°C e non va congelato. Le reazioni avverse osservate più spesso sono state in genere di entità da lieve a moderata e si sono risolte entro pochi giorni dalla vaccinazione. Le più comuni sono state: dolore nel sito di iniezione, mal di testa, stanchezza, dolori muscolari e articolari, sensazione di malessere, brividi, febbre e nausea.

C’è da dire che, sebbene i dati a disposizione indichino una efficacia inferiore a quella degli altri due vaccini disponibili, il vaccino AstraZeneca mostra un rapporto beneficio/rischio favorevole e rappresenta un’opzione utile per contribuire al contrasto della pandemia, in questo momento di emergenza. Inoltre, il confronto tra i tre vaccini non è così immediato, tenuto conto delle diversità delle popolazioni studiate.

Riteniamo importante sottolineare che sia i vaccini a RNA, sia quelli a vettore virale non utilizzano il patogeno vero e proprio, ma soltanto una parte di esso, pertanto non possono in alcun modo provocare l’insorgenza della malattia. Sono dunque vaccini sicuri, che, prima di essere stati approvati, hanno seguito tutte le fasi della sperimentazione clinica e pre-clinica, previste per tutti i farmaci.

Indipendentemente dalla casa farmaceutica che lo ha prodotto, il vaccino è essenziale, affinché il sistema immunitario possa attivarsi e iniziare a produrre non solo anticorpi specifici contro il vero patogeno, ma soprattutto cellule della memoria, che, si spera possano conferire per un lungo periodo di tempo l’immunità contro il Sars-CoV-2.

Sono purtroppo noti recenti casi di persone decedute pochi giorni dopo essere state vaccinate. Tra essi, c’è stato anche un nostro concittadino, Stefano Paternò, morto per arresto cardiocircolatorio dopo essersi sottoposto al vaccino AstraZeneca. Altri decessi si sono registrati in Piemonte, a Napoli e a Gela. Anche in alcuni paesi europei sono stati evidenziati problemi di tipo trombotico in persone vaccinate.

Resta da chiarire se esiste un’effettiva correlazione tra i decessi e la somministrazione del vaccino; fino ad oggi esiste solo una correlazione temporale, ma non un nesso causale e gli esperti sono fiduciosi. In via precauzionale, comunque, giorno 15 marzo tale vaccino è stato temporaneamente sospeso su tutto il territorio italiano.

Circa 118.000.000 i casi confermati nel mondo, più di 2 milioni e mezzo i morti: questi sono i dati agghiaccianti relativi alla pandemia di Covid-19 e ci sono ancora persone che sottovalutano il problema: “E’ solo un’influenza…” , dicono! A queste persone noi rispondiamo che i vaccini funzionano e, proprio perché costituiscono misure preventive, sono le armi migliori, che in questo momento abbiamo in mano, per poter uscire presto dalla pandemia. Tutto questo assieme all’adozione, responsabile, delle misure di prevenzione e di distanziamento, che tutti conosciamo e che tutti dovremmo applicare, cominciando da noi giovani. “Cinque vite salvate nel mondo ogni minuto, 7.200 ogni giorno, 25 milioni di morti evitati entro il 2020. I vaccini sono l’intervento medico a basso costo che più di tutti ha cambiato la nostra salute.” [Alberto Mantovani].

Laura Nastasi, 4ªE

Eloisa Greco, 4ªE

Francesco Latina, 4ªE

Gianmarco Bovo, 4ªE

Elisa Cappello, 4ªE

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