Il delitto Mattarella

Il film “Il delitto Mattarella” di Aurelio Grimaldi prende le mosse dall’omicidio di Piersanti Mattarella, per poi spiegare, in flashback, il clima politico, che lo precede, che appare diviso su due fronti: da un lato Mattarella, appoggiato dal Segretario della DC a Roma e da Pertini, l’allora Presidente della Repubblica, e dall’altro la mafia alleata con l’estrema destra neofascista, nella realizzazione dell’omicidio, in cambio dell’evasione dal carcere del loro leader Concutelli. La vicenda si incentra su un preciso avvenimento: il bando per la creazione di cinque scuole nel palermitano, che trascende, poi, per descrivere il quadro politico generale e i rapporti tra mafia e politica. All’aspetto “storico-politico” del film si unisce quello più sentimentale della storia familiare di Mattarella, con l’attaccamento ai valori e alle tradizioni, così come alle “superstizioni” della moglie, l’affetto dei figli e lo spirito sincero, con cui alcuni dei personaggi seguono i propri ideali, pur mettendosi contro gli ambienti mafiosi. Il film sottolinea, infatti, non solo il coraggio e le grandi gesta dei giusti, ma anche i loro affetti, le loro abitudini, il loro ambiente familiare, come a voler sottolineare che si tratta di persone qualunque, che hanno scelto di fare della legalità il loro valore più importante. 

Analizzando il film, si nota la scelta del regista di ripetere due volte la scena dell’omicidio, una all’inizio, introducendo, così, lo spettatore alla narrazione degli avvenimenti precedenti e alla spiegazione delle cause, e una seconda volta nelle immagini finali del film, per spiegare le conseguenze dell’omicidio sia a livello politico, che privato dei singoli personaggi. La ripetizione di tale scena non ha, però, un solo scopo narrativo. Quello che probabilmente voleva sottolineare il regista è come Mattarella sia stato ucciso ben due volte: la prima volta, in senso quasi metaforico, avviene l’uccisione della propria dignità, che gli viene sottratta dallo Stato con le azioni omertose che compie; la seconda volta in senso reale.

Un altro aspetto che si può leggere fra le righe del film è come la mafia abbia le sue radici anche nei luoghi, che vengono definiti “sicuri”, e come essa si faccia forza sulle braccia dei più deboli. Essa, molte volte e in maniera quasi paradossale, viene considerata la “paladina” dei più poveri: in realtà punta allo sfruttamento delle classi meno istruite e meno abbienti, le quali farebbero di tutto per portare un pezzo di pane a casa!

Ciò su cui si concentra il film non è il solo ruolo politico ricoperto da Piersanti Mattarella, ma anche la sua umanità, i suoi valori e la sua famiglia. Questo ci permette di capire che dietro un grande eroe c’è un uomo, come tutti noi, il quale, però, ha scelto di lottare per ciò in cui crede, difendendo la legalità e la correttezza dei valori morali. L’uccisione di Piersanti non deve portare ad abbandonarsi alla paura o alla rassegnazione, ma deve spronare alla lotta, a non arrendersi, a non essere omertosi, affinché si possa vivere liberi.

“Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta”. Mattarella non è realmente morto e non lo sarà mai, se continueremo a raccontare la sua storia, mantenendo così vive le sue idee e azioni. 

Per quanto tranquille possano sembrare le nostre vite, ogni dove si afferma l’ingiustizia e spesso i potenti, quasi inattaccabili, dimostrano quanto tutt’ora la corruzione sia un fenomeno comune ancora non estinto. Mattarella, La Torre e tutte le vittime di mafia non hanno dato la propria vita invano, ma sono diventati faro di speranza, testimonianza di bontà e correttezza di fronte a un sistema sbagliato.

Giorgia Trigila 5G
Nicoletta Fichera 5G
Alessandro Zirone 5G
Aranya Amenta 4E

You may also like...