Io sono Giulia: ricordo e celebrazione di tutte le donne

La Festa della donna, o meglio la Giornata internazionale della Donna, si festeggia ogni anno l’8 marzo. È un evento che ha l’obiettivo di ricordare le conquiste sociali, politiche e di emancipazione che le donne hanno ottenuto nel corso della storia, ma è anche il giorno in cui vengono denunciate le violenze e le discriminazioni che le donne sono costrette a subire.

L’idea di istituire un giorno dedicato alle donne nasce nel 1907, quando dal 18 al 24 agosto a Stoccarda si svolse il quinto Congresso della seconda Internazionale socialista, seguito dalla conferenza internazionale delle donne socialiste iniziata il 26 agosto. Due eventi in cui venne discussa la questione del suffragio universale e, al termine dei quali, venne istituito l’Ufficio di informazione delle donne socialiste. Tuttavia, durante quelle riunioni non venne mai trovata una linea comune. Così, nel febbraio 1908, Corinne Brown, elemento di spicco del movimento socialista americano, presiedette la conferenza del Partito socialista a Chicago che venne ribattezzata “Woman’s Day”. Si trattò di un meeting storico nel quale vennero affrontati argomenti come lo sfruttamento delle operaie da parte dei datori di lavoro, le discriminazioni sessuali e il diritto di voto.

Il 16 dicembre 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni Paese, con la risoluzione 32/142, di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”. Adottando questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese. L’8 marzo, che già veniva festeggiato in numerosi Paesi, fu scelta così come la data ufficiale da molte nazioni.

Per diverso tempo l’origine della Giornata internazionale della Donna è stata attribuita al giorno in cui centinaia di operaie sarebbero morte nel presunto rogo di una fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York. In realtà, è molto probabile che la vera origine della celebrazione, con la sua connotazione fortemente politica legata al socialismo e alla violenza della Seconda guerra mondiale, abbia in qualche modo contribuito ad alimentare questo falso storico. Diversi storici sostengono che l’episodio dell’incendio della fabbrica di camicie non fosse altro che una fantasiosa riproposizione di un vero incendio scoppiato sempre a New York, il 25 marzo 1911, e non l’8 marzo 1908. Si trattò del più grave incidente industriale della storia della Grande Mela che provocò la morte di 146 persone, tra cui 123 donne. La tragedia ebbe risvolti sociopolitici piuttosto importanti: dopo quell’incendio vennero infatti varate nuove leggi sulla sicurezza nel posto di lavoro.

A 77 anni di distanza dal voto, le donne si trovano ancora a doversi battere non solo per i loro diritti, ma per la loro stessa vita. Nonostante decenni di battaglie femministe, l’abolizione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore nel 1981 e il riconoscimento dello stupro come reato contro la persona e non contro la morale nel 1996, la visione del corpo femminile come oggetto da possedere e da sottomettere echeggia ancora nella cultura del nostro paese.

Alla base di questa visione esiste un fenomeno che descrive al meglio la cultura italiana: il patriarcato.

Nell’opinione pubblica si è riacceso con forza il dibattito su un patriarcato che ha ancora ben salde le proprie radici. Nonostante le accuse da parte degli uomini verso le donne di voler generalizzare il “mostro”, è grande il mea culpa messo in atto da una buona parte della comunità maschile, che, riconoscendo il sistema privilegiato in cui è cresciuta, denuncia la disuguaglianza e la violenza di genere. Il patriarcato ha svolto per secoli una funzione essenziale nel garantire la continuità della cultura di un gruppo umano e l’identità della propria organizzazione. Tale perpetuazione deve esistere se si vuole assicurare la continuità di una società e se viene a mancare questo modello culturale bisogna necessariamente sostituirlo con un altro. Ciò che serve, quindi, è capire come, in queste nuove condizioni, possiamo garantire al nostro gruppo di appartenenza l’attraversamento del tempo. Per avanzare in una direzione costruttiva serve una seria analisi su come costruire un nuovo modello di società e questa analisi può partire non solo dal riconoscimento dei meriti, ma anche dalla presa d’atto che nessun modello ha un significato positivo o negativo in sé.

È questo il percorso storico che la classe 2A del Liceo Scientifico Corbino di Siracusa ha compiuto attraverso i secoli, in un podcast che ha lo scopo e un po’ di ambizione di far ascoltare la propria voce a chi dovrebbe avere cura del futuro di noi ragazzi.

Buona visione!

https://drive.google.com/file/d/1t_yGBKzNx8WTMlHHdNG5P05TAWqhICH3/view?usp=drivesdk

Enjoy and share

Alessandro Boscarino 2A

You may also like...