Italia e Inghilterra istruzioni per l’uso

Salve a tutti, corbiniani e non! Si è presentata l’opportunità di intervistare una donna, che è stata per molto tempo in Gran Bretagna. Leggendo questo articolo si possono scoprire diverse curiosità sulle differenze tra Italia e Inghilterra. Buona lettura.

Dove sei nata e cresciuta?

Sono nata e cresciuta a Siracusa fino all’età di 19 anni, successivamente sono rimasta in Inghilterra per circa 8 anni e a 26 sono ritornata a Siracusa.

Raccontaci il tuo rapporto con l’inglese.

Il rapporto con la lingua inglese è stato strano fino all’età di 10 anni: una sorta di rifiuto! Siccome la famiglia di mia mamma è inglese, mi sono dovuta sforzare per comunicare con loro. Il vero amore per l’inglese è nato quando sono andata a vivere lì, anche se i primi 4-6 mesi sono stati molto difficili: sarei voluta tornare in Italia, ma alla fine ho cambiato idea.

Hai notato delle differenze molto evidenti tra Italia e Inghilterra?

Di sicuro come si vestono, poichè a loro non interessa e una volta sono rimasta sconvolta: ero sull’autobus e ho visto una signora che andava al supermercato in pigiama. Qui non esisterebbe, non passerebbe neanche per la mente, ma a loro non importa la moda o come si veste una persona, poichè non hanno questi pregiudizi.

Forse sono un po’ razzisti, ma in modo diverso rispetto agli italiani: non si sentono razzisti, perché in passato hanno conquistato tanti territori e quindi, se una famiglia va ad abitare in Gran Bretagna, per loro non è un problema. Accettano lo straniero solo se lui si adatta al loro stile di vita e impara l’inglese, sennò sono molto razzisti.

C’è tanta meritocrazia: la persona non viene mandata via dal Paese, se trova un lavoro, sennò è possibile l’opposto.

La loro giornata finisce alle sei, visto che hanno un orario continuato, diverso da quello di noi italiani che facciamo un’ora di pausa e poi torniamo a lavorare di pomeriggio.

Ci sono delle parole o frasi in inglese che gli italiani sbagliano?

Più che altro sbagliano la pronuncia oppure determinate frasi in italiano, tradotte in inglese, risultano offensive.

Quando pensi o ragioni, lo fai in inglese o in italiano?

Più in inglese. È una lingua più schematica rispetto all’italiano.

Gli inglesi come considerano gli italiani?

Purtroppo Berlusconi ci ha dato una brutta reputazione: noi siamo riconosciuti tramite la pizza, la pasta, il gelato e la mafia, soprattutto i Siciliani. Se un siciliano va in Inghilterra, lo associano alla mafia, ma per il resto adorano gli italiani per il loro carattere, che è molto caloroso, infatti riconoscono subito quando incontrano un italiano o uno spagnolo.

Com’è organizzata l’ora del tè?

Può andare dalle quattro alle sette, anche se loro lo bevono sempre il tè, pure di sera davanti alla televisione. Il tè si prende SENZA limone, ma con il latte; riscaldano l’acqua col bollitore, mettono la bustina e dopo il latte. Tutto viene accompagnato con dei biscotti oppure con una specie di panino, chiamato scone. Di solito gli inglesi, quando vanno nelle sale da tè, lo prendono con panna e marmellata di fragole: questa è la tipica ora del tè, che, ovviamente, non si fa a casa (a meno che non si abbiano ospiti), ma si va in dei “bar” apposta per il tè, dove ci sono le cameriere vestite di nero col grembiulino bianco.

Non è brutto di sapore?

È buonissimo, è questione di abitudine: dopo averlo preso così, poi il tè col limone non va più.

Com’è il caffè in Inghilterra?

Orrendo. Nei bar hanno le macchinette come nei nostri, dove lo fanno bene, ma a casa prendono la polverina del caffè, che si scioglie nell’acqua calda e il latte. Ecco perché fanno il tè;  il caffè è per gli italiani.

Un piatto tipico inglese?

Il roast dinner, che è praticamente il pranzo della domenica. Di solito si fa con la carne (d’agnello, manzo o pollo), varie verdure, patate e sopra si mette il gravy, il sugo della carne.

La pizza inglese è diversa da quella italiana?

Non sanno fare la pizza. Fortunatamente ci sono dei ristoranti italiani che la fanno bene.

Agli inglesi piace tanto la pizza con l’ananas e il prosciutto cotto; fanno delle pizze esagerate arrivando a mettere il formaggio dentro la crosta, facendole diventare molto caloriche. Stanno diventando un popolo obeso e sedentario.

Per gli inglesi il pasto principale è la cena: generalmente prendono il take-away, poichè mangiano a casa, ma, alla fine, dipende dalle famiglie.

Preferisci le persone italiane o inglesi?

Bella domanda. Ci sono pro e contro.

Gli inglesi sono una popolazione molto distante: ad esempio, l’amicizia è più professionale, non c’è gelosia, la gente non si offende. Sono proprio britannici: freddi, però se trovi un vero amico ci sarà per sempre. Invece l’italiano è un po’ diverso: ti puoi fidare e non ti puoi fidare.

L’inglese è una persona diretta e non invade lo spazio altrui: ad esempio, se si ha un gruppo di amici, ma qualcuno non può uscire, loro lo accettano; non chiedono il motivo, rispettando tanto la privacy di una persona.

L’Italiano è più caloroso ed amichevole, però, a volte, va oltre, diventando invadente.

Gli inglesi che carattere hanno?

Si sentono superiori, perché sanno l’inglese, che è la lingua più parlata. Per fortuna non tutti sono così, però, se per esempio uno straniero dice una parola in modo sbagliato, fanno finta di nulla, facendoti sentire inferiore.

L’aggregazione sociale degli adolescenti è diversa tra Italia e Inghilterra?

Ci sono due tipologie di adolescenti:

quelli allo sbaraglio, cioè non seguiti dalle famiglie, che sono i futuri criminali, che fanno risse, si ubriacano e si drogano. Lì, però, dipende anche dallo stato sociale della famiglia, perché chi generalmente va all’università viene seguito di più. E poi ci sono gli adolescenti normali: vanno a scuola, prendono buoni voti, escono con gli amici e qualche volta si ubriacano.

Quindi ci sono determinati adolescenti totalmente sregolati ed è quella la loro vita, altri a cui, a volte, capita di esserlo, ma di solito fanno il loro dovere.

Gli adolescenti possono entrare nei pub a 18 anni e possono fumare a 16.

Posso dirti che la Gran Bretagna in generale, o almeno dove stavo io, è un paese violento, infatti è pericoloso camminare da soli per strada di sera. Ci sono dei servizi pubblici, per esempio i taxi, che costano poco e sono ovunque, per evitare che gli ubriachi facciano risse o guidino. Basta chiamare il taxi, che li viene a prendere, ma qualche volta il tassista può decidere di non accompagnarli, se sono troppo ubriachi.

Secondo te, il motivo della criminalità giovanile qual è?

A mio parere l’ignoranza. Gli italiani sono molto più acculturati.

Grazie alle scuole?

Sì. In Inghilterra si può lasciare la scuola a 14 anni, poichè il sistema è diverso:

la scuola primaria è fino ai 10, non ci sono le medie e il liceo finisce ai 16 anni. Secondo i voti che si prendono, si va al college, che è come se fosse il 4° e il 5° anno. Il college non è l’università, come in America: in quei 2 anni ci si deve specializzare in minimo 4 materie a propria scelta e, a seconda dei voti, si può andare all’università.

L’Inghilterra è un popolo di lavoratori.

Che metodo di studio si usa a scuola?

Io ho fatto solo il college. Da quello che so, ci sono 30 bambini per classe e sono sempre sottoposti a dei test.

La scuola comincia a Settembre e a metà Ottobre hanno una settimana di vacanza; poi c’è il Natale e anche a Febbraio c’è un’altra settimana di vacanze; l’estate è di 6 settimane.

Nella scuola secondaria si fanno degli esami chiamati GCSEs a Gennaio e a Giugno. Durante le prove, gli/le insegnanti aiutano mettendo voti; l’esame avviene in una stanza, con il massimo silenzio, a banchi singoli; se cade la penna a qualcuno, una persona va a prenderla al posto suo. Non esistono i favoritismi in Gran Bretagna.

Quando si indossano le uniformi?

Nei college normali, come quello in cui sono andata io, no. Ma ci sono altri college, chiamati sixth form college, che sono privati (dove si paga mensilmente) e non hanno le sedi separate: lì hanno la divisa. In più, sono presenti anche i grammar schools, che solo le persone più agiate si possono permettere. 

Come funziona l’uniforme?

Le ragazze si mettono la gonna del colore che sceglie la scuola, la maglietta e la felpa; i maschi i pantaloncini in estate e i pantaloni per il resto dell’anno.

Sei pro o contro all’uso dell’uniforme?

Secondo me è giusto indossare l’uniforme, così non si capisce chi sono le persone più agiate e chi le meno: c’è più rispetto.

Nel college c’è la mensa?

Sì, c’è un po’ di tutto. La mensa aveva un orario preciso, ma non è quella dove tutti si siedono insieme.

Invece a scuola si sceglie se portarsi il pranzo da casa o comunicare alla scuola prima se, al momento della mensa, si vuole pagare un minimo per un pasto caldo.

Quante ore dura la scuola?

Al college massimo 5. A scuola si inizia alle 8:00 e si finisce alle 15:00.

In cosa consistevano i compiti per casa?

Al college le persone sono considerate adulte, perciò i compiti vengono dati, però non sono tanti, anche perché le materie sono solo 4.

Meglio scuola inglese o italiana?

Inglese, anche se la scuola italiana dà una cultura generale; quella inglese è più strutturata, metodica e aiuta di più a ragionare, mentre in Italia c’è troppa teoria.

Come sono le persone in Inghilterra? Ci sono stereotipi o differenze tra britannici?

Le persone sono strane per il modo in cui si vestono o per la capigliatura. Però nelle città che si affacciano sul mare questo non succede: infatti la maggior parte delle città lontane dal mare sono trasandate, poichè lì le famiglie sono chiamate CHAVs (Council House and Violence che sta per “case popolari e violenza”). E’ un dispregiativo che indica la gente, che vive nelle città popolari, cioè quelle di ceto molto basso, perciò ignoranti. Generalmente si vestono con tuta e berretto.

Purtroppo la Gran Bretagna non è quella di una volta: secondo me, non può ritornare come prima per la troppa ignoranza. Fortunatamente sono presenti gli stranieri.

Qui si conclude l’intervista, che speriamo vi sia risultata piacevole e ricca di nuove informazioni.

Viviana Scariolo 2^G

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