La Giornata delle Memorie

L’uomo, da sempre, ha la capacità di scegliere cosa fare e cosa no, decidere da che parte stare, quale religione professare, chi amare e come comportarsi con gli altri, conoscendo i propri limiti e riconoscendo le proprie difficoltà. In passato, come ancora oggi in alcuni paesi del mondo succede, ha però cercato di imporre ad altri il proprio pensiero e la propria idea, in maniera più o meno perversa.  Difatti quando si pensa ad un ragazzino di tredici anni che è stato picchiato e insultato, da dei suoi coetanei, solo perché ebreo, si comincia a pensare che l’uomo non sia proprio così buono, anzi può essere considerato quasi un’arma a doppio taglio che da un lato è in grado di fare grandi opere di bene, mentre, dall’altro sia talmente crudele da maltrattare e uccidere milioni di persone solo perché hanno ideologie diverse dalle sue o perché “imperfette”. Un attivista italiano, Moni Ovadia, dice: “Dobbiamo uscire dall’era dell’illusione della originale bontà dell’uomo”, dimostrando quanto veramente sia malvagio e perfido e che le uniche vie per evitare che eventi così crudeli si riverifichino siano: l’EDUCAZIONE e la CULTURA, perché solo conoscendo ciò che è successo in passato si potrà cambiare ciò che verrà. Molto spesso, infatti, parliamo della Shoah, ma nella storia si sono verificati decine di genocidi tra cui quello dei Rom, dei Sin, degli omosessuali, che contano migliaia e migliaia di vittime, dei quali purtroppo non si parla abbastanza e che dunque non dovrebbero essere ricordati solo dai parenti delle vittime ma da tutti.

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Inoltre, Ovadia, durante un’intervista afferma che: “I luoghi non dovrebbero essere lasciati agli eredi delle vittime ma agli eredi dei carnefici” perché simboleggiano il dolore disumano di numerosi uomini, donne e bambini che hanno perso i propri cari a causa della perversione e della brutalità di uno solo con il sogno di creare la razza “perfetta”. L’attivista per di più afferma che il 27 gennaio, giorno dedicato al ricordo delle vittime della Shoah, dovrebbe essere rinominato come “giornata delle memorie” per ricordare non solo le vittime dell’Olocausto, ma di tutti i genocidi che nella storia si sono susseguiti e che continuano a verificarsi, perché come Moni Ovadia dovremmo pensare di essere tutti fratelli e che la Shoah dovrebbe essere soltanto la sorella maggiore piuttosto che essere l’unica considerata. Queste riflessioni dell’attivista e tutte le testimonianze di quei pochi deportati che sono riusciti a sopravvivere a quei massacri dovrebbero farci pensare a come le persone del tempo vivevano, come i bambini giocavano, come le donne e gli uomini di allora si comportavano, vivendo con la paura di uscire di casa, anche solamente per andare a fare la spesa o una passeggiata, e a quanto noi oggi siamo fortunati ad essere nati in un periodo di “pace” per il nostro paese.

Alessia Leone IV B

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