La storia di Gertrude tra ieri e oggi

I Promessi Sposi , il celebre romanzo di Alessandro Manzoni , ha lasciato e lascia tuttora un’indelebile traccia nella cultura e nella storia mondiale.

Tale romanzo, infatti, rappresenta  una delle trame più apprezzate, in cui la Provvidenza e la speranza, insieme alla bontà, sono protagoniste vittoriose su ogni sentimento contrario ad esse.

Uno dei tanti personaggi, che propone tale romanzo, è proprio quello di Gertrude, la figlia di una nobile famiglia, destinata ad un percorso di vita già designato, che ella deve assolutamente accettare.

Ella, perciò, ultima bambina nata in famiglia, dovette piegarsi alle decisioni del padre, che, seguendo la consuetudine del maggiorascato, l’aveva destinata al convento fin dalla nascita.

Fin da piccola viene da subito indirizzata verso questo cammino ecclesiastico.

I suoi unici giochi, infatti, erano costituiti da bambole, che rappresentano suore e fin da piccola veniva chiamata “badessa”.

Ben presto iniziò gli studi in monastero, dove venne completamente affidata alle suore, che le rivolgevano comunque molte attenzioni e privilegi, legati al rango della famiglia da cui proveniva.

Nonostante ciò, però, ben presto sviluppa un sentimento avverso alla vita in monastero, un’avversione data dalla consapevolezza di desiderare la vita destinata alle sue sorelle maggiori e a molte delle sue amiche: una vita da moglie.

Ebbene sì, l’unico desiderio di Gertrude era vivere come le sue sorelle. Avrebbe tanto voluto indossare quei meravigliosi abiti con maniche a sbuffo, sfoggiare vistosi gioielli durante le feste e i pranzi in famiglia, ma, soprattutto, avrebbe tanto voluto sposarsi e diventare moglie.

Quando, però, cominciava a fantasticare su ciò, una porta le si chiudeva in faccia, seguita dall’amara consapevolezza della realtà, che la vedeva come una monaca .

Nonostante ciò, il suo desiderio riuscì a prevalere in lei, dandole il coraggio di opporsi a tale decisione e al volere di suo padre.

Era una pazzia andare contro alla volontà del principe! Gertrude sapeva bene quali sarebbero potute essere le gravi conseguenze delle sue azioni e, colta da timore, decide di descrivere tutto il suo desiderio in una lettera.

Risultato immagine per lettera papiro

La lettera non tardò ad arrivare nelle mani del principe, suo padre, come non tardò ad arrivare la sua risposta.

La furia lo pervase, condannando Gertrude ad un’austera e dura prigionia.

Ma le amarezze non finiscono per Gertrude, che si ritrova nuovamente ad essere causa dell’ira paterna.

Risultato immagine per Gertrude promessi sposi

Tutto inizia da un’occhiata, probabilmente di pietà da parte di un servo, che lei, però, ingenuamente, scambia per gesto d’amore e, in preda a tali sentimenti, scrive nuovamente una lettera destinata a questo ragazzo. Anche questa volta la risposta arrivò, ma non dal servo, poiché colui che leggerà queste frasi piene di amore sarà il padre, che, anche questa volta, non risparmia la povera Gertrude, condannandola ad una prigionia ancora più ardua e duratura.

Gertrude, dunque , rimane sola,  con l’unica  compagnia dei suoi pensieri. Pensieri che la tormentano, portandola alla resa. Decise, così, di mettere ancora una volta il destino su di una lettera. Una lettura di pentimento, dove riconosce l’autorità del padre, accettando di diventare la Monaca di Monza.

Fu così che Gertrude passò ad un altro tipo di prigionia, probabilmente meno difficile da sopportare. All’esterno tutto sembra perfetto, poiché tutto stava seguendo il proprio “corso”, ma dentro Gertrude viveva solo la rassegnazione e la consapevolezza di vivere un destino non suo.

La storia di Gertrude ha lasciato molti sicuramente affascinati , non solo per la sua figura, ma specialmente per il suo coraggio di ribellarsi ad un destino che non voleva, nonostante l’esito finale.

Ciò che, invece, mi colpisce maggiormente è la sensazione che ho avuto ad un tratto della lettura. Per un attimo, ciò che io leggevo veniva accolto dalla mia mente come qualcosa di attuale: era questa l’amara consapevolezza di un realtà simile, se non uguale, a quella che vivono ancora molte ragazze e ragazzi della nostra età.

Molto spesso si pensa a questi fatti come a qualcosa che appartiene ad un tempo passato lontano dal nostro.

Ma basta guardarsi intorno per comprendere come noi oggi siamo persone molto fortunate.

Pensare che oggi molti ragazzi e ragazze non possono sognare e fantasticare sul proprio futuro è terribile! A noi viene quasi naturale pensare e scherzare sulle nostre possibili mansioni future, questo perché abbiamo gli strumenti per farlo: la scuola, l’istruzione, un foglio, una penna, un cellulare, un famiglia che ci supporta e ci sostiene e, infine, il diritto di parola.

Queste sono tutte cose scontate, ma preziose, che ci permettono di fare passi verso un futuro sereno e soprattutto scelto da noi stessi.

Ma immaginate se, di colpo, tutto ciò scomparisse. Beh, vi ritrovereste nel mondo di un ragazzo o ragazza, che la mattina, invece di vestirsi e preparare la cartella con i materiali scolastici, si prepara per andare a lavorare per non morire di fame. Oppure in un mondo dove non è possibile amare o sentirsi amata, perché la persona che dovrai sposare è uno sconosciuto.

Nelle realtà più orribili, non avrai più neanche il controllo del tuo stesso corpo, che viene utilizzato come merce.

Molti di questi casi hanno come causa la povertà e l’ignoranza, l’insensibilità e l’egoismo. Spesso, infatti, la povertà porta a questo e non si ha via d’uscita. Ma non sempre è così. Infatti, anche dietro ad una vita apparentemente perfetta, piena di agi, si nascondono situazioni come questa. Situazioni dove ragazzi e ragazze non vengono lasciati liberi di scegliere, perché vige il dovere di fare lo stesso lavoro dei propri genitori o di continuare a lavorare in un’azienda di famiglia.

A questo punto una domanda sorge spontanea. Questi ragazze e ragazzi che colpa hanno ? Cosa possono fare per liberarsi da ciò?

La risposta alla prima domanda è semplice : loro sono solo vittime e non hanno colpe. La risposta, invece, alla seconda domanda è più difficile: io credo che qualcosa si possa fare. Ciò che farei io, se fossi una vittima, è continuare a sognare, non perdendo mai la speranza di poter esaudire un giorno il mio progetto di vita. Penso che non ci si debba rassegnare mai!

Oumaima Remmal II C

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