Buon compleanno Italia: oggi sono 160 anni!

“Qui si fa l’Italia o si muore!”

-Giuseppe Garibaldi.

Sono passati 160 anni dal 17 marzo 1861, data in cui nasce la nostra patria. Ripercorrendo un po’ la storia, sappiamo che, dopo il Congresso di Vienna, la situazione in Italia è quella di un paese smembrato tra vari stati e controllato dall’Austria. Per questo motivo, tra il 1820 e il 1821 iniziarono ad scoppiare i primi moti carbonari, che si verificarono prima a Napoli e poi in Piemonte, dove i rivoluzionari chiedevano la Costituzione: in entrambi i casi la rivolte furono represse. Dopo altri moti rivoluzionari, la nascita della Giovine Italia, guidata da Giuseppe Mazzini, lo scoppio della Prima e della Seconda guerra d’ Indipendenza, Cavour diede l’ultimatum all’Austria, che dovette cedere all’Italia la Lombardia, pur conservando il Veneto. Nell’Italia Centrale, il popolo era riuscito a scacciare i vecchi sovrani e chiedeva l’annessione al Regno di Sardegna. Tra il 5 e il 6 maggio del 1860, Garibaldi partì da Quarto con circa Mille uomini per liberare l’Italia Meridionale. Sbarcò a Marsala e sconfisse i Borboni a Calatafimi e a Milazzo, per poi raggiungere Napoli. Dopo aver sconfitto i Borboni, il Regno di Sicilia venne annesso al Regno di Sardegna, che ormai possedeva gran parte dell’Italia. Nel 1861 Vittorio Emanuele II diventò finalmente il re di un’Italia unita. In quel lontano 17 marzo nacque il Regno d’Italia, anche se ancora mancavano il Lazio e il Triveneto. Questa data, però, ha comunque un valore simbolico di enorme portata, poichè in quel momento la nostra storia cambiò! L’unificazione vera e propria si avrà successivamente, con la Terza guerra d’Indipendenza italiana e con l’annessione dello Stato Pontificio e la presa di Roma. Dal 1861 al 1946 il Regno d’Italia continuò ad essere, però, una monarchia costituzionale, basata sullo Statuto Albertino, concesso nel 1848 da Carlo Alberto di Savoia ai suoi sudditi del Regno di Sardegna, e sarà solo nel 1946 che l’Italia diventerà una Repubblica.

Ora che ci ritroviamo catapultati nel bel mezzo di una pandemia, essere un popolo è una delle poche cose che ci può dare la forza di resistere! In un post di Instagram una ragazza esprime perfettamente il concetto di unità affermando: “L’unità vuol dire essere più empatici, metterci nei panni degli altri, eliminando incomprensioni evitabili, parlandosi o semplicemente ascoltando le ragioni del prossimo. L’unità vuol dire che siamo tutti sulla stessa barca, nello stesso fronte e vuol dire aiutarsi, nei limiti di quello che possiamo, perché questo è uno dei “virus positivi” che si diffondono più di tutti…”. Quindi, a che serve dividerci in Italiani del nord “ricchi” e del sud “poveri”, in “polentoni” e in “terroni”? Non siamo e saremo comunque italiani lo stesso? A che serve dividerci? L’Italia è una.
In questo giorno, in particolare, dovremmo riscoprire la nostra storia e le nostre origini, perché, se siamo quello che siamo ora, è grazie a chi ha avuto la forza e il coraggio di combattere per noi in passato.

Non denigriamo sempre l’Italia solo perché “non si trova lavoro” o perché “non progredisce”: facciamola andare avanti noi, raccontandola, riscoprendola, riscattandola…

La nostra storia è una delle più belle e ricche di tutto il mondo; la nostra terra è stata toccata da tantissimi popoli e ognuno di essi ha lasciato una propria impronta, che ha reso l’Italia il “Bel paese” che è.

di Aranya Amenta 4E

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