Siamo la violenza che condanniamo: ci stiamo abituando anche all’assurdo

Se una donna viene uccisa, non è colpa sua. 

Se una donna viene uccisa, non è colpa di tutte le persone di sesso maschile presenti nel mondo. 

Se una donna viene uccisa, non significa che i bambini, i ragazzi, gli adulti, gli uomini non sono mai stati uccisi o non hanno mai subito violenza. 

Se una donna viene uccisa, però, c’è qualcosa che non va. 

Se una qualunque persona viene uccisa, siamo di fronte a un’emergenza. 

I dati hanno dimostrato che sono circa centocinque le donne che sono state uccise in meno di un anno: detto in parole povere, senza secondi fini e senza fare discriminazioni, più di cento persone sono state volontariamente uccise in meno di un anno. O almeno, un centinaio sono quelle dichiarate: chissà quante altre, tra uomini e donne, sono decedute per mano altrui (secondo altri dati, infatti, gli omicidi, in generale, fino al 26 novembre, sono stati quasi trecento). 

Siamo così tanto abituati a sentire notizie tanto tragiche, che neppure ci rendiamo conto della loro gravità. 

Si sta, inoltre, diffondendo il fenomeno della “giustificazione”: stiamo iniziando a comprendere le ragioni dell’assassino e, in qualche modo, a circoscriverle, ridurle di importanza, a volte, giustificando il suo atto. “È malato” o “È malata” si dice. Che questi soggetti, come tutti gli assassini analizzati nel corso dei secoli, abbiano dei problemi psicologici, che li portano a compiere e a ritenere giusto l’omicidio è certificato, ma può questa essere una giustificazione? Si può veramente mettere un punto a casi sempre aperti affermando che il colpevole è un malato? 

“Però anche lei, poteva capirlo” un’altra frase che si sente spesso nell’ambito del femminicidio. Eppure, ci dimentichiamo che i nostri malati non sono stupidi. 

Come molti documenti e testimonianze ci hanno permesso di constatare, spesso le vittime vengono incastrate dai propri uccisori, vengono manipolate e obbligate, arrivando a un punto di non ritorno. Neanche le vittime sono stupide: se arrivano a essere uccise, di sicuro non hanno sottovalutato il problema e, anzi, speravano in una soluzione che per ovvi motivi non è arrivata.  

Il fatto che i dati parlino chiaro e che, in media, i femminicidi, le violenze domestiche e gli stupri avvengano per la stragrande maggioranza a scapito del sesso femminile, non toglie che si tratti di atti assurdi, attacchi alla salvaguardia dell’umanità, che non dovrebbero avvenire nei confronti di nessun individuo. 

La violenza deve essere analizzata perché, purtroppo mi trovo a dirlo, colpisce tutti, anche se non dovrebbe. Ogni giorno un bambino viene prostituito, ogni giorno una donna subisce atti violenti dal partner, ogni giorno ragazzi normalissimi vengono stuprati per strada dal primo malcapitato, che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato, o nel posto giusto al momento giusto… dipende dai punti di vista. 

Non dipende dal sesso. 

Non dipende dai vestiti indossati. 

E sbagliamo anche a credere che per parlare di violenza serva necessariamente un omicidio, lividi o stupri. 

La violenza è anche una battuta sessista, poco innocente o che mette in ridicolo, o che svaluta. 

La violenza è anche una parola, un verso, un fischio. 

La violenza è anche non rispettare l’altro, non accettare un rifiuto, accedere senza permesso:lasciare la propria casa con la porta aperta, non giustifica un furto”. 

La violenza è anche negare l’evidente, disinteressandosi o cercando giustificazioni.  

È proprio questo il punto: non siamo mai mentalmente ed emotivamente coinvolti in qualcosa finché non la viviamo in prima persona. Finché sono gli altri a patire, ci basta indossare la nostra maschera da ipocriti e fingere di essere toccati dall’argomento e dispiaciuti per ciò che è successo a qualcuno che non siamo noi. Ma appena la stessa disgrazia accade a noi o alle persone del nostro stesso nucleo familiare, a quel punto sì che ci sentiamo in dovere di fare qualcosa. 

L’uomo è egoista, così egoista da non comprendere che cosa stia facendo e perché. Solo pochi giorni all’anno ci si “interessa” di tematiche tanto sentite e ripetute, ma la cosa finisce lì. Lo scalpore dura solo qualche giorno: il giorno seguente due persone sono state uccise o stuprate o picchiate, ma nessuno dice niente. Stanno tutti in silenzio come per dire di non aver sentito né visto, per non avere rogne, per non avere problemi, per non essere coinvolti. Perché la denuncia non può essere portata avanti sempre dalla vittima che, delle volte, denunciare non può. Chi li ha mai sentiti i vicini, chi li ha mai sentiti i passanti, chi li ha mai sentiti i parenti? 

Il cambiamento deve avvenire per permettere a ogni bambino di avere un’infanzia felice, per permettere a ognuno di vestirsi e mostrarsi come preferisce senza aver paura di venire violato, per permettere a tutti di vivere, vivere bene, in pace, in sicurezza, con il sorriso stampato sul volto e senza lacrime. 

La parola violenza è stata coniata per dare una spiegazione a qualcosa che spiegazione non ha. La violenza l’abbiamo inventata noi e dunque solo noi la possiamo eliminare…o meglio, noi siamo la violenza e abbiamo creato una tale società, perché ci vergognavamo di quello che siamo in grado di fare. 

Ma ormai la situazione ci sta sfuggendo di mano: non riusciamo a capire cosa stiamo facendo, perché lo stiamo facendo e dove stiamo andando…oppure ignoriamo, così almeno viviamo con un peso in meno sulla coscienza.
Pian piano, ci stiamo abituando anche all’assurdo. 

 

Elisabetta Giacalone 5D

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