Gli attivisti di #UltimaGenerazione: ragione o torto?

Lanciano torte contro la Gioconda e salsa di pomodoro contro i Girasoli di Van Gogh, incollano le loro mani alle statue, ai dipinti e ai muri dei musei, versano latte nei supermercati, bloccano le strade mostrandosi irremovibili persino davanti a chi li supplica di spostarsi per sostenere cure mediche. Si fanno portavoce di cause ben più grandi di loro e urlano al mondo intero la loro rabbia. Tutti ne abbiamo sentito parlare, ma chi sono queste persone e cosa le spinge a rischiare così tanto e ad essere assolutamente incrollabili persino di fronte al disprezzo pubblico? 

Si chiamano attivisti di Ultima Generazione e no, non temono le conseguenze penali delle loro azioni, né l’odio che suscitano mentre compiono le loro manifestazioni di protesta. Neanche gli insulti che ricevono sui social media li fanno desistere dal battersi per il loro obiettivo, cioè porre fine al disastroso cambiamento climatico in atto. Chiedono ai capi di stato di smettere di investire sui combustibili fossili, che ci stanno irrimediabilmente condannando a morte certa. Con azioni di disturbo nonviolente e di disobbedienza civile (fosse solo occupare un luogo pubblico per farsi spostare di peso dalle forze dell’ordine) puntano a mobilitare l’opinione pubblica affinché si prevenga un disastro ecoclimatico. Ma a quale disastro si riferiscono? 

Forse al fatto che il riscaldamento globale sta causando lo scioglimento dei ghiacciai a velocità sempre maggiore. La conseguenza è l’innalzamento del livello dei mari, particolarmente allarmante soprattutto per le aree costiere e per luoghi come le Maldive, che, secondo studi certi, saranno interamente sommerse dal mare entro il 2050 (fonte: Corriere della Sera). Anche su scala mondiale ciò avrà gravi ripercussioni: “Se le masse di ghiaccio globali si riducono, ciò cambia la quantità di luce solare che colpisce la superficie terrestre e viene riflessa nello spazio, comportando da parte della Terra l’accumulo di più calore”, riassume l’autore principale dello studio, Nico Wunderling. Nemmeno l’Italia, infatti, sarà esente da questa inondazione: diverse zone della Puglia, Toscana, Sicilia, così come Roma e Venezia, verranno inesorabilmente inondate se il livello del mare si alzerà di anche solo mezzo metro. L’effetto dei maremoti e il numero delle frane saranno di gran lunga amplificati e le alluvioni diverranno sempre più gravose, come si vede già negli ultimi tempi: basti pensare al recente temporale a Ischia, dove in un giorno è caduta la pioggia di un mese intero comportando una disastrosa valanga, che ha causato la morte di diverse persone. La metà della barriera corallina è a rischio ed entro il 2035 sarà spazzata via, senza contare che già oggi ci troviamo davanti a una grossissima perdita di biodiversità: il 69% delle specie dei vertebrati è stato cancellato dall’uomo in soli 50 anni. Inoltre, entro la fine del secolo i migranti climatici saranno il triplo di oggi: per via della siccità masse esorbitanti di persone saranno costrette a lasciare la propria patria, innescando forti ricadute economiche e sociali.

Possiamo davvero procedere in questa direzione? Il cambiamento deve avvenire adesso, molta più informazione dovrebbe essere fatta su questi temi, che quasi passano inosservati, come se l’angosciante futuro di cui stiamo parlando non fosse il nostro. E non voglio affatto giustificare le azioni del movimento di Ultima Generazione, spesso troppo estremiste ed intolleranti: anzi, questi gesti creano soltanto odio nei confronti di tutti gli ambientalisti impegnati per la causa. Penso, però, che sarebbe bello se soltanto l’opinione pubblica non si fermasse superficialmente a criticare i loro gravi atti e si impegnasse invece a cercare gli onesti ideali, che si celano dietro tali azioni.

Elena Urso 5C

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