Il Metaverso: lontana fantasia o imminente realtà?

È ormai da mesi che ha spopolato quella che potrebbe essere una vera e propria chiave della rivoluzione tecnologica: il Metaverso. Ma di cosa si tratta?
Il Metaverso è uno spazio virtuale, dove è possibile vivere in un mondo digitale parallelo identico a quello reale e al quale si accede attraverso un proprio alter-ego virtuale.
Quello del Metaverso, però, non è affatto un concetto recente: possiamo individuarne le origini teoriche nella letteratura fantascientifica- e quindi nella fantasia della mente umana- più che in un progetto concreto. In particolare, la sua supposizione viene ricondotta al celebre romanzo cyberpunk Snow Crash, pubblicato da Neal Stephenson nel 1992. Il protagonista della vicenda narrata è un hacker, di nome Hiro, che per vivere lavora come fattorino delle pizze per l’azienda che domina il mercato delle consegne a domicilio in una Los Angeles futuristica, dove le istituzioni sono state sostituite dalle grandi corporazioni internazionali, che governano le porzioni di territorio da loro conquistate. In questo contesto si colloca il Metaverso, uno spazio libero con strade, locali, negozi, creato da alcuni programmatori indipendenti, e al cui interno le persone interagiscono e si spostano tramite i loro avatar.

Metaverso, la realtà virtuale di Facebook, è già un far west

Ma c’è anche chi ha imparato ad usufruire del Metaverso in ambito didattico, come l’italiano Edoardo Di Pietro, di Colle Val D’Elsa, in provincia di Siena. Il giovane studente ha deciso di discutere la propria tesi di fronte alla commissione dell’Università di Torino per il corso di Comunicazione, Ict e Media sia in maniera tradizionale, quindi in presenza dal vivo, ma anche in versione virtuale, direttamente nel Metaverso attraverso un avatar creato ad hoc per l’occasione.
“Quando sei il primo a fare una cosa, sei il precursore di tutto ciò che verrà dopo di te. Quindi hai delle responsabilità enormi. Insomma: diventi uno standard del futuro”, queste le parole del giovane laureato a La Stampa.
Edoardo Di Pietro ha preparato la sua tesi in un anno di lavoro. “Da gamer avevo già sentito parlare del Metaverso, anche perché ero inconsapevolmente impegnato in giochi precursori, come Minecraft. Domani sarà sicuramente una rivoluzione non soltanto per i dibattiti di sedute di laurea, ma anche per il futuro – sottolinea – per garantire una didattica a distanza diversa, con maggiore presenza e maggiore interattività rispetto alle classiche videochiamate sulle piattaforme, utilizzate per dare le lezioni nel periodo di restrizioni, a causa della pandemia di Covid”.                  Per il 25enne toscano “Metaverso è una specie di teletrasporto”. Ma non ci sono solo i pregi. “Il difetto più grande da sottolineare è che non dobbiamo staccarci troppo dalla realtà”, dice. “Bella la tecnologia, bella l’innovazione, ma viviamo sempre in questo mondo. Nei romanzi e nei film di fantascienza, o nell’immaginario comune, vediamo il Metaverso come quella cosa che ci farà stare tutto il giorno in poltrona con un tubo attaccato dietro la nuca, nutrendoci così. Qui il Metaverso non deve nemmeno sfiorare quell’idea. Deve essere qualcosa in più per aumentare e semplificare la realtà”.

Cristiana Pitruzzello III A

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