Progetto Semi di Lampedusa. A Europe of Rights: piccoli semi di cittadinanza attiva germogliano nel Liceo O.M. Corbino

“L’indifferenza di quella notte ha fatto sì che l’alba per 368 di loro non arrivasse mai.”

Così Vito Fiorino, soccorritore dei naufraghi a Lampedusa, ha parlato della tragedia dei migranti avvenuta il 3 ottobre del 2013 a largo dell’isola.

E, ricordando quelle parole come atto di accusa nei confronti dell’indifferenza di tanti, voglio iniziare il mio articolo, colpita profondamente dall’incontro, tenutosi il 18 gennaio nel mio liceo, con Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 Ottobre, (un’organizzazione cha ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’inclusione e dell’accoglienza), e con Vito Fiorino.

Un incontro che ha rivelato a noi studenti una realtà e una narrazione del fenomeno migratorio differenti da quella a cui siamo quotidianamente abituati.

Tareke Brhane fuggì dal proprio paese all’età di 17 anni e arrivò in Italia nel 2005. È stato uno dei pochi sopravvissuti ad un viaggio impossibile; le sue emozioni, i suoi pensieri, le sue preoccupazioni sono emersi attraverso il suo racconto, generando in noi empaticamente commozione, dolore, rabbia. Il presidente del Comitato 3 ottobre ci ha parlato della paura, che governava ogni istante del viaggio, e di come, ripetutamente, ha creduto di non farcela: ricordi come lame nel silenzio commosso dei presenti. 

Un’odissea che ci ha ricordato quella di Seydou, protagonista del film Io capitano di Matteo Garrone, a cui va il merito di aver dato vita ad una rappresentazione visiva della tragedia di tanti migranti attraverso una prospettiva rovesciata: dal mare alla terra.

Un altro viaggio, quello di Vito, con la stessa destinazione, Lampedusa, l’isola siciliana di cui si è “completamente innamorato”, tanto da decidere di abbandonare il suo lavoro e la sua casa per trasferirsi in quel luogo che aveva catturato il suo cuore. E a Lampedusa Vito Fiorino ha ristrutturato una barca che, una notte apparentemente come le altre, ha cambiato per sempre la sua vita.

Quella notte nel mare risuonavano urla di disperazione, si vedevano corpi in preda al panico e anime terrorizzate dalla consapevolezza di non rivedere mai più la terraferma. La tragica notte del 3 ottobre 2013.

È ammirevole l’impegno e la determinazione con cui Tareke e Vito condividono quest’indelebile e doloroso ricordo, incontrando studenti di diverse scuole del paese perché la memoria si trasformi in azione e in impegno civile.

Altro significativo incontro è stato per noi studenti quello con Remon Karam, attivista egiziano di cui Francesca Barra ha raccontato la vicenda umana nel libro Il mare nasconde le stelle. La scrittrice ha scavato in fondo all’anima del ragazzo fuggito dall’Egitto e ha poeticamente raccontato i suoi pensieri e le sue emozioni nelle pagine struggenti del racconto.

Dopo la lettura del libro, coordinati dalle professoresse Anna Di Carlo e Lucia Di Rosa, referenti del progetto Semi di Lampedusa. A Europe of Rights, noi studenti abbiamo intervistato su meet Remon, che ci ha parlato del suo viaggio, delle paure e delle speranze che l’hanno accompagnato, della sua nuova vita in Italia, dei suoi studi, dei suoi progetti. 

Un dialogo interculturale, che ha contribuito ad abbattere barriere e che si è concluso con una speranza e un sogno da condividere: “Vorrei un giorno non dovere più giustificarmi. Non basta che io sia un bravo studente, un ragazzo che sogna, che vuole lavorare? (…) Vorrei che tutti guardassero oltre la maschera. Dentro la mia anima. Dove c’è la mia preghiera, le cose che ho perso e quelle in cui ho creduto e ancora credo” (F. Barra, Il mare nasconde le stelle).

I sogni sono, però, qualcosa di astratto a cui spesso si attribuisce l’aggettivo “irreale” o “irrealizzabile”. 

Dunque, più che un sogno, vorrei che questo fosse un obiettivo a cui guardare sempre: andare oltre la maschera, incontrare l’altro, conoscerne l’anima, la storia, riscoprirne la somiglianza nella diversità. Incontro e dialogo come premesse indispensabili per una cultura del rispetto, dell’accoglienza, dell’inclusione.

Sara Bellerino 1 AS

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