Se è caduco è Herman Hesse!

Ti è mai capitato di sentirti estraneo al mondo? Hai mai riflettuto riguardo la 𝓬𝓪𝓭𝓾𝓬𝓲𝓽𝓪` della vita, l’importanza e la velocità in cui inesorabilmente scorre l’𝓪𝓽𝓽𝓲𝓶𝓸? Hai mai definito 𝓮𝓯𝓯𝓲𝓶𝓮𝓻𝓸 tutto ciò che di concreto abita il mondo? Questi inquieti e affascinanti quesiti rappresentano il pilastro centrale su cui si fonda la poetica di Herman Hesse, premio Nobel della letteratura dell’anno 1946. Durante il mese di luglio ho letto uno dei suoi più grandi capolavori letterari, nonché il mio romanzo preferito: 𝓝𝓪𝓻𝓬𝓲𝓼𝓸 𝓮 𝓑𝓸𝓬𝓬𝓪𝓭𝓸𝓻𝓸. Un libro magico, straordinariamente profondo. Un elogio alla vita.

Il romanzo Narciso e Boccadoro vede protagonista Boccadoro, un giovane attraente che viene portato dal padre presso il convento di Mariabronn per espiare la colpa di possedere un’anima peccaminosa, ereditata dalla madre. Boccadoro, tuttavia, non ricorda quasi nulla di quest’ultima che lo abbandonò, dandosi alla fuga, quando era soltanto un bambino. Le informazioni che Boccadoro possiede riguardo la madre derivano dai racconti del padre che, colmo di rancore nei confronti della donna, racconta ciò che vuole, spesso allontanando il giovane dalla verità dei fatti. Boccadoro, credendo di voler divenire un asceta, entra in convento. In questo luogo mistico avviene l’incontro con l’uomo che cambierà per sempre il suo destino: Narciso.

Le doti spirituali, il profondo senso del dovere, la rinuncia alle vanità terrene e la sconvolgente capacità di saper leggere all’interno dell’anima degli uomini, rendono Narciso il miglior pensatore del convento di Mariabronn, l’asceta per antonomasia, la migliore aspirazione per gli uomini. Boccadoro, quando incontra Narciso, crede di aver trovato un 𝓪𝓶𝓲𝓬𝓸 sincero e leale con cui condividere il proprio percorso. Ma Narciso non lo considera, inizialmente, tale: sono diversi e aspirano a cose diverse. Ma come è possibile? Non vogliono entrambi divenire dei chierici?

Narciso, sapendo decifrare il complesso linguaggio umano contenuto all’interno dell’anima di ogni individuo, legge dentro Boccadoro e comprende che, in realtà, l’amico non aspira a divenire un asceta, ma un 𝓪𝓻𝓽𝓲𝓼𝓽𝓪. Boccadoro, prendendo coscienza delle sue intenzioni e dei suoi desideri più grandi, abbandona il convento di Mariabronn, diventando un 𝓿𝓪𝓰𝓪𝓫𝓸𝓷𝓭𝓸.

Boccadoro capisce, attraverso la vita da vagabondo, di essere simile alla madre. Sotto gli alberi verdeggianti egli apprende l’arte di saper amare attraverso delle donne di campagna. Nelle foreste egli patisce la fame e la sete, sofferenze che lo inducono alla caccia, all’uccisione degli animali per sopravvivere. Durante una notte buia e spaventosa egli ricorre alla violenza, tramite l’ausilio di un coltello, per difendersi da un vagabondo che tenta di ucciderlo. Sotto i caldi raggi del sole egli fiorisce come una bianca margherita, sotto i temporali peggiori egli usufruisce dell’acqua per lavare le proprie ferite, per purificare la propria anima. Durante il soggiorno presso la dimora di un artigiano egli apprende diverse arti: quella di saper intagliare, di saper scalfire, di saper dipingere, di saper modellare le forme. Insomma, impara a leggere l’arte. Boccadoro e Narciso si incontreranno di nuovo, ma in una situazione ben diversa rispetto a quella descritta precedentemente. Questa volta, però, saranno amici. Narciso aiuterà Boccadoro. Narciso salverà il suo più grande amico.

Caro lettore, ti consiglio vivamente di leggere questo romanzo che narra la vita di ogni uomo segnata dal dolore, dalla sconfitta, dalla gioia, dall’amore, dalla sofferenza e dalla voglia di vivere per sempre. Dalla voglia di non morire mai, di rinascere 𝓼𝓮𝓶𝓹𝓻𝓮.

Alessandra D’Amico IV B

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