I flussi migratori di oggi: la lezione di Lampedusa

Negli ultimi mesi sono drasticamente aumentati gli sbarchi provenienti dall’Africa. In particolare, tra lunedì 11 e mercoledì 13 settembre sull’isola di Lampedusa sono arrivate almeno settemila persone. La maggior parte di loro si è imbarcata a Sfax, in Tunisia. Le persone arrivate sono state costrette a pagare dai 300 ai 1.500 euro per imbarcarsi. A gestire l’imponente ondata di arrivi è stata la Croce rossa, che non ha mai smesso di fornire assistenza durante le operazioni di sbarco e nell’accoglienza sulla terraferma, nonostante le enormi difficoltà.
 Il 13 settembre sono arrivati quasi 7mila migranti nell’hotspot Contrada Imbriacola, che, in realtà, ha una capienza di soli 380 posti e di conseguenza è stato  proclamato lo “stato di emergenza”.
Inoltre, in quei giorni sono scoppiate anche delle proteste quando fra gli isolani si è diffusa la notizia che nell’ex base militare Loran sarebbe stata creata una tendopoli dopo il boom di arrivi di migranti.
“Diciamo basta centri d’accoglienza, basta tendopoli. Lampedusa si sveglia e dice stop a questa situazione. Non possiamo accogliere tutta questa gente. Sorveglieremo notte e giorno che nessuno metta su la tendopoli. Continueremo i blocchi stradali”, fa sapere il vice sindaco.
Per far fronte a questa situazione, la premier Giorgia Meloni, intorno a metà settembre, ha invitato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che, con la commissaria europea per gli Affari interni Ylva Johansson, ha concluso la visita nell’hotspot di Lampedusa per incontrare i migranti. La Premier, prima di arrivare con la delegazione europea al centro di accoglienza, era stata fermata da un gruppo di cittadini di Lampedusa che minacciavano di bloccare la strada se non avessero avuto un confronto con le autorità.
Durante la conferenza la presidente Giorgia Meloni non si lascia intimorire:
“L’immigrazione è uno degli obiettivi chiave in campo europeo. Non è un gesto di solidarietà verso l’Italia, ma un gesto di responsabilità verso l’Europa: qui è in gioco il futuro del continente. È una sfida epocale per noi e su questo la presidente von der Leyen è sempre stata collaborativa. Oggi servono soluzioni durature, complesse e serie, abbiamo bisogno di lavorare tutti nella stessa direzione. Bisogna bloccare le partenze illegali, è quello che chiedono i cittadini europei, gli immigrati regolari e gli stessi rifugiati, come anche lotte più incisive ai trafficanti di esseri umani, più efficace missione europea navale e strumenti più efficaci per i rimpatri decisi a livello europeo e non dai singoli Stati. Serve un maggiore coinvolgimento delle Nazioni Unite e ora l’accordo con la Tunisia va applicato velocemente. La presidente von der Leyen ha subito accolto l’invito a venire a Lampedusa. Siamo di fronte a una portata tale di flussi che ci travolgeranno se non saremo in grado di lavorare insieme sul contrasto dei migranti irregolari e i  primi saranno gli stati frontiera e poi tutti gli altri. Continuo a dire che di fronte ai flussi di migranti irregolari non risolveremo mai il problema parlando di redistribuzione. L’unico modo di affrontare seriamente il problema è fermare le partenze illegali e questo è ciò che ci chiedono i cittadini ma anche i rifugiati. E’ necessario offrire una risposta coordinata, all’emergenza dei migranti, da parte delle autorità italiane ed europee. Abbiamo un obbligo, come parte della comunità internazionale, lo abbiamo fatto in passato, lo facciamo oggi e lo faremo in futuro. Ma saremo noi a decidere chi entrerà nell’Unione europea e in che modalità, non i trafficanti di essere umani. La pressione migratoria che l’Italia sta subendo dall’inizio di quest’anno è insostenibile, figlia di una congiuntura internazionale difficilissima che mette insieme problemi che già avevano i Paesi africani a una situazione di instabilità crescente, particolarmente nella zona del Sahel. Un quadro difficilissimo tra colpi di stato, calamità naturali, guerra del grano, jihadismo che potrebbe portare diverse decine di milioni di persone a voler lasciare la propria nazione per cercare un futuro migliore in Europa. E’ evidente però che l’Europa non può accogliere questa massa enorme di persone. La misura più efficace contro i trafficanti sono i corridoi umanitari e i percorsi di arrivo legali. Bisogna usare il pugno duro, insieme ai Paesi di origine e di transito, nei confronti di questo business così brutale.”

Da qui è nata la volontà del governo italiano di chiudere a tutti i costi l’accordo con Saied (presidente tunisino). Un Memorandum tra Europa e Tunisia, un accordo indicato con orgoglio come “il modello da seguire”. Solo che questo modello ha fatto flop. E sarebbe ingiusto dire per colpa di Giorgia Meloni. I soldi europei sono stati stanziati – in tutto un miliardo e 105 milioni – ma i tempi di erogazione sono lunghi. Soprattutto se una fetta di Parlamento – le sinistre- si oppongono al Patto con la Tunisia. Ma la questione più importante è che senza soldi la Tunisia sarà destinata ad implodere e Saied, probabilmente, sarà costretto ad usare l’arma che sa fare più male: l’immigrazione. Una volta l’Italia portava soldi di valigette in Libia per incentivare il lavoro della polizia locale. Probabilmente l’Italia ha già dato qualcosa – i fondi riservati sono apposta per queste esigenze – per limitare le partenze dalle spiagge tunisine. Questo Memorandum è stato firmato il 16 luglio. Da allora oltre ad aumentare gli sbarchi in modo costante, sono aumentati anche gli arrivi di cittadini tunisini. Anche la Turchia, quando vuole alzare il prezzo del patto sui migranti stretto con l’Europa, lascia partire le barche e Saied avrà fatto lo stesso. Basta pagare. Altro che “guerra” o “complotto”. L’Europa faccia presto, quindi. Gli accordi bilaterali sono l’unico modo per gestire i flussi migratori.

Comunque, nonostante l’aumento degli sbarchi rispetto all’anno precedente (dai 66mila nel 2022 ai 130mila oggi), i cittadini di Lampedusa hanno provveduto a rifocillare gli immigrati e poi a scortarli a piedi verso il molo, dove hanno atteso il traghetto per Porto Empedocle. Giovedì sera (10 settembre) si è festeggiata la Madonna di Porto Salvo, patrona dell’isola, e diversi ragazzi africani si sono uniti ai residenti e ai turisti per ballare sulle note di Bob Marley e Shakira. Un po’ di spensieratezza dopo tanti patimenti.

Quella degli isolani è una lezione di umanità, che rilancia la proposta di “Avvenire”, di assegnare a Lampedusa il Premio Nobel per la pace. La generosità senza confini e il cuore grande dei lampedusani non possono restare confinati in questo lembo di terra: la vicinanza «al fratello che arriva da lontano», senza troppe domande e senza facili recriminazioni, è una testimonianza, umile e forte, che parla all’intero Paese e quindi al mondo. Perché l’Italia è anche questa.
Francesco Trombatore VH

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