La Voce dell’Anima: quando la voce non è solo suono

In un mondo “iperattivo”, dove non è mai concesso a nessuno fermarsi a riflettere o a sentire qualcosa che non siano gli assordanti rumori cittadini che ci circondano, è raro avere la possibilità di prendersi un momento per sé, un momento per ascoltare la propria voce interiore e lasciare che il corpo decida per noi cosa è giusto fare, senza rispettare necessariamente scadenze, orari o ruoli. Per quanto raro, esistono persone che lavorano proprio per permettere agli altri di ascoltare le voci delle proprie anime, e oggi ho deciso di intervistare mia sorella, Eleonora Buono (@eleanor8b su Instagram, se volete dare un’occhiata a quello di cui si occupa), insegnante di canto di 33 anni che vive e lavora a Roma, laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione nella medesima città, che ha deciso di creare una masterclass intitolata “La Voce dell’Anima”, in cui un gruppo di persone si confronta con gli altri e con sé stessi circa il proprio vissuto e le proprie emozioni, attraverso la voce e attraverso la meditazione.

L: Ciao Eleonora, grazie per aver deciso di partecipare a questa intervista. Volevo cominciare parlando proprio del soggetto della tua masterclass, il cui titolo dimostra come ci sia una stretta connessione tra la musica (o comunque il suono) e il mondo interiore di ognuno di noi: come avviene questa connessione? Da cosa è caratterizzata?
E: Intanto ti ringrazio per la possibilità che stai dando a me e al mio progetto, “la Voce dell’anima”, in quanto divulgarlo in queste modalità lo trovo un modo molto carino e puro. Tornando a noi. Dobbiamo partire dalla concezione che tutti siamo fatti di vibrazioni, visibili, tangibili e non; la connessione tra la musica/suono/rumore e la nostra essenza è data dal fatto che ognuno di noi predilige una categoria precisa di frequenze in base al vissuto e a quello che gli è stato trasmesso, inconsapevolmente, di generazione in generazione a livello psicologico. Ti faccio un esempio: una persona urla contro un’altra persona e scatena una reazione, che può essere di chiusura, attacco, o altro. La reazione è data dal fatto che il corpo e l’anima, apparentemente intangibile, vengono scossi e, in base alla composizione unica di ogni individuo, si andranno a creare onde armoniose , arzigogolate o meno. Tieni presente che ognuno di noi è come se avesse intorno alla propria corteccia cerebrale una sorta di “aura”, come nelle raffigurazioni sacre dei santi con l’aureola, ognuno di noi ha una frequenza ben precisa di onde cerebrali data dal temperamento di base della persona e dallo stato emotivo di quel momento; in base al genere musicale che si ascolta si vanno a stimolare determinate frequenze che possono modificare le onde cerebrali di quel momento, oppure allinearsi ad esse. Ecco perché amiamo o odiamo certi generi musicali o canzoni, oppure per un periodo amiamo ascoltare una determinata musica e in altri periodi ne amiamo un’altra.

L: La tua masterclass, come si è visto anche dai tuoi post su Instagram, dimostra che si tende spesso ad associare al suono della propria voce un colore: in base a cosa avviene questa associazione?
E: Ho voluto prendere spunto dallo schema che viene utilizzato con i 7 chakra, l’associazione del colore di un determinato chakra a una delle sette chiavi del setticlavio, ovvero una gamma precisa di frequenze. Ad ogni chakra è abbinata una parte del corpo e un’emozione. Sul campo ho potuto constatare che, attraverso la stimolazione di certe frequenze, o meglio “note” nella musica, si vanno a stimolare emozioni o blocchi della persona, e lavorandoci su si ottengono risultati incredibili. Nel caso del canto ho ritenuto molto utile negli anni lavorare anche tramite le immagini, facendo visualizzare all’allievo immagini e colori, facilitando il lavoro sull’emissione vocale, creazione del suono musicale; la voce appare a tutti come qualcosa di astratto perché non si vede, non si tocca, si sente e basta. Eppure il suono smuove tante cose, possiede effettivamente una forma molto tangibile, che si può creare, modificare sul piano sensoriale. E così la prima domanda che pongo alle persone che partecipano a “la Voce dell’anima” è : “che colore daresti alla tua voce? E a quella degli altri?”. Questo è un esercizio introspettivo e di prima connessione con l’Altro molto interessante e divertente! Mi piace far entrare i partecipanti nel mood del gioco, credo sia giusto mantenere quella purezza e apertura che hanno i bambini così da arrivare nel tempo a una consapevolezza di sé stessi incredibile, ovvero quella che siamo fatti di cose belle e cose brutte e che va bene così. In base al nostro temperamento e alla nostra storia, noi avremo dei chakra più aperti, sviluppati, rispetto ad altri, quindi andremo a prediligere determinate note e frequenze rispetto ad altre, sia nell’ascolto che nella riproduzione fisica. Se io ho il sesto e il settimo chakra più sviluppati, probabilmente potrei essere una persona molto mentale, strettamente connessa con il mondo spirituale o razionale, prediligere il colore blu o viola da associare alla mia voce, ma soprattutto potrei essere particolarmente portata nel cantare note da acute a sovracute. Ho voluto utilizzare il condizionale per questo esempio perché poi tutto dipende dal vissuto psicologico della persona, dall’associazione data dai ricordi o emozioni, concezioni, di un determinato suono o colore. La mia idea di blu o di acuto probabilmente non è la stessa della tua e così via.

L: Per quale motivo, secondo te, così tante persone si rifugiano nella musica in momenti di sconforto o di debolezza?
E: Perché la musica spesso riesce a spiegare come ci sentiamo senza dover utilizzare le parole. Le parole o il concetto stesso non riesce davvero a contenere e manifestare quello che sentiamo. La musica spesso riesce a fare questo. Anche e soprattutto il produrla attivamente, senza necessariamente pubblicazioni discografiche, da la possibilità alla persona di esprimersi, stare meglio e lavorare su sé stesso.

L: Pensi che esistano dei generi musicali più indicati per la “guarigione” dell’anima o che qualsiasi tipo di musica sia adatto in base ai gusti personali?
E: Sicuramente esistono composizioni adatte alla stimolazione di specifici stati di coscienza, però sono dell’idea che siamo tutti diversi e in questo caso non esiste qualcosa di oggettivo, ognuno può star bene o male, periodicamente, ascoltando un genere musicale qualunque. L’importante è lasciarsi andare e ritagliarsi un momento per ascoltare qualcosa, dalla musica alle persone, provare a guardarsi dentro senza saperlo. La prima domanda che faccio durante le mie lezioni di canto è “che ascolti hai fatto questa settimana?”. È una domanda specifica e sensata che può aiutarmi tanto nel dare una direzione a quella importantissima lezione per una bellissima anima.
Ognuno predilige una determinata frequenza perché connessa alla sua, questo ti fa stare bene, ti senti capito, nel tuo mondo, al tempo stesso la musica ti permette di cambiare questo stato e di allinearti a una altro tipo di frequenza che può darti la sensazione di agitazione, oppure di rilassarti e mutare addirittura il tuo stato di coscienza. Durante gli incontri de “la Voce dell’anima”, infatti, faccio fare degli esercizi esperienziali di gruppo che connettono i partecipanti tra loro, esercizi di visualizzazione, di respirazione, e diventiamo tutti un’unica cosa ma con le nostre diversità. Raggiungiamo lo stesso ritmo e frequenza.

Ringrazio infinitamente Eleonora per aver partecipato e colgo l’occasione per ricordare che due nuovi incontri de “La Voce dell’Anima” si terranno a Roma il 13 e il 14 maggio.
E voi che colore dareste alla vostra voce?

Lorenzo Karol Buono 4CS

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