Proteste in Georgia: cos’è accaduto?

Martedì 7 marzo sono scoppiate numerose manifestazioni per una legge contro gli “agenti stranieri”; la polizia ha brutalmente disperso la manifestazione, usando cannoni ad acqua, spray al peperoncino e gas lacrimogeni, mentre i manifestanti hanno mostrato slogan a favore dell’UE e contro la deriva putiniana del Paese. Il ministero degli Interni georgiano ha riferito che 133 manifestanti sono stati arrestati, ma pochi giorni dopo, i manifestanti hanno segnato un grosso punto a loro favore: infatti, la maggioranza parlamentare ha ritirato la proposta di legge per la registrazione, presso il ministero della Giustizia, come “agenti di influenza stranieri” per quei media che avessero ricevuto più del 20% dei finanziamenti da parte di fonti estere e con possibili limitazioni alle loro attività, poiché altamente divisivi.

Nonostante quindi l’annuncio del ritiro del disegno di legge, i partiti di opposizione hanno annunciato che proseguiranno le proteste dato che la mossa del governo viene vista come un tentativo dei georgiani filo-russi di intralciare il percorso di adesione del paese nell’Unione europea, iniziato nel marzo 2022:

“La mobilitazione non si fermerà finché non ci sarà la garanzia che la Georgia sia risolutamente impegnata su una via filo-occidentale. Evidentemente la legge è stata solo una goccia che ha fatto traboccare il vaso della protesta, dato che la legge si prestava ad essere oggetto di dissenso. L’impressione è che il governo si stia sempre più allontanando dall’andare verso l’Europa per avvicinarsi alla Russia e i manifestanti stanno dicendo chiaramente di voler essere condotti verso la direzione opposta. Questo è il grido della piazza.”

I parlamentari georgiani hanno sostenuto, tuttavia, che l’iniziativa sia stata presentata “in una luce negativa” e che “una certa parte della popolazione sia stata deviata”:

“Il proponimento della legge è stato falsamente etichettato come una ‘legge russa’ e la sua adozione in prima lettura è stata presentata agli occhi di una parte dell’opinione pubblica come un allontanamento dal corso europeo.”

Il progetto, che avrebbe riguardato anche le organizzazioni non governative, era stato proposto da ‘Sogno georgiano’, partito di maggioranza al governo del Paese dell’ex Unione Sovietica. A tal proposito, sarebbero state colpite anche le attività delle Chiese, della Caritas e delle ong che operano in Georgia ma vivono sui fondi esteri. Secondo molti media, è stato un tentativo di mettere a tacere il dissenso e la libertà di stampa sul modello di un’analoga legge russa. I membri del Parlamento europeo Maria Kaljurand e Sven Mikser, figure di spicco nelle relazioni con la Georgia, hanno dichiarato che la proposta “va direttamente contro l’ambizione dichiarata dalle autorità georgiane di ricevere lo status di candidato all’adesione all’UE”. La presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili, si è schierata, inoltre, dalla parte dei manifestanti, esprimendo il suo consenso verso tale decisione.

Francesco Trombatore IV H

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