Violenza sulle donne: bisogna avere paura degli sconosciuti o dei familiari?

Quando si parla di violenza sulle donne in Italia, ci sono tre dati che vanno tenuti a mente. Primo: il 32% di tutte le donne italiane ha subito nel corso della propria vita qualche forma di violenza fisica o sessuale. Secondo: il 63% degli stupri è commesso da un partner o da un ex. Terzo: nel 92% dei casi le vittime di femminicidio conoscevano il loro assassino. Il pericolo, perciò, si trova molto più spesso in casa che per strada. Non c’è ragazza, donna o anziana che sia immune dal rischio di violenza. E questo è vero a prescindere dalla classe sociale, dal reddito, dall’istruzione o dal luogo di residenza. Contrariamente a quando si potrebbe pensare, ad esempio, la maggior parte delle donne prese in carico dai centri antiviolenza non sono giovanissime, ma hanno tra i 30 e i 50 anni. E molto spesso sono madri.
Spesso, quindi, i figli sono vittime collaterali delle violenze, sia quando assistono direttamente alle violenze, sia quando sono oggetto di minacce o strumenti di ritorsione nei confronti delle madri. Il numero di minori che sono stati esposti alle violenza sul totale delle madre vittime è salito al 64,8% rispetto al 60,3% del 2006. L’Istat sottolinea che più di una donna su tre ha avuto paura per la propria vita e per quella dei figli.
L’Istat stima che quasi un milione e mezzo di donne in Italia abbia subito nella vita le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). Complessivamente, il 3% delle italiane sono state stuprate, nel 62,7% dei casi da partner o ex, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici. “Anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex”, sottolinea l’Istat. Sempre secondo i dati dell’Istat, gli stupri subiti dalle donne italiane sono stati commessi per l’82% da italiani e per il 15% da stranieri (nel 3% dei casi l’autore è ignoto). Per quanto riguarda le vittime straniere, gli autori della violenza sono connazionali nella metà dei casi.
Molte delle vittime conoscevano il proprio assassino. Questa natura “familiare” e “parentale” dei femminicidi si amplifica ogni anno che passa. Nel 2005 gli omicidi commessi da sconosciuti erano il 34%, oggi sono meno dell’8%. È in atto, insomma, un cambiamento storico e culturale che richiede interventi soprattutto nei contesti familiari. La prevenzione “sulla strada”, benché fondamentale, è efficace solo fino a un certo punto.
Ma oltre all’analisi dal punto di vista scientifico e razionale, cosa è possibile aggiungere “emotivamente” a quanto successo, finora, nell’ultimo anno? Si sono registrati diverse violenze sessuali e femminicidi dei quali i più famosi sono la morte della giovane Giulia Cecchettin, Giulia Tramontano, Rossella Nappi, Marisa Leo (morta il 7 Settembre nel Trapanese) e gli stupri di Palermo e Caivano.
“Ho sentito parlare di ‘rieducazione’ per gli stupratori. Ma come si fa a pensare di rieducare una persona e lasciarla nuovamente in giro dopo che ha rovinato una ragazza? Perché lasciarmi condizionare l’esistenza cosi tanto da persone che vogliono solo questo? Devo andare avanti, voglio farlo, controvoglia, ma devo riuscirci. Non solo perché voglio una vita migliore, ma anche per mia madre, che, nonostante fosse molto malata e bloccata a letto, si faceva sempre vedere col sorriso. Sono stanca. Mi state portando alla morte. Io stessa anche senza questi commenti non ce la faccio più. Non ho più voglia di lottare, nè per me nè per gli altri. Non posso aiutare nessuno se sto così. Non serve a nulla continuare. Pensavo di farcela, non è così. Se riesco a farla finita porterò tutti quelli che volevano aiutarmi sempre nel mio cuore. Io rimango me stessa e manco se mi pagate cambio, perciò chiudetevi la boccuccia e continuate a guardarvi le altre tiktoker che si aprono le gambe nei video commentandoli col cuoricino piuttosto che giudicare una ragazza stuprata.”
Ribadisce una ragazza attraverso i suoi social, dopo gli insulti ricevuti su internet, trasferita in una comunità per conto degli assistenti sociali. Inoltre i sette ragazzi, responsabili, si sono incolpati a vicenda su chi avesse trascinato chi. È facile scaricare la colpa sugli altri, dopo essere insultati da tutta Italia ed essere finiti, inoltre, tra le notizie del giornale New York Times che cita, per esempio, la violenza di gruppo a Caivano (contro due minorenni) e quella di Palermo, ma anche “i casi di donne accoltellate, colpite da colpi di arma da fuoco o avvelenate dai loro partner o da persone conosciute”.
“Vetri in frantumi circondano la piscina abbandonata, insieme a panchine fatiscenti, piastrelle rotte e un materasso sporco. Gli agenti della polizia locale hanno identificato il posto abbandonato come uno dei luoghi in cui due giovani ragazze sarebbero state violentate ripetutamente da una banda di loro coetanei, tutti residenti nella cittadina italiana di Caivano, alla periferia di Napoli.”
Inizia così un lungo articolo del New York Times che racconta l’estate orribile dei crimini per le donne italiane, nel quale si sottolinea che gli ultimi femminicidi e stupri di gruppo hanno “riaperto il dibattito sulle aree più degradate del Paese e sui suoi atteggiamenti sciovinisti nei confronti delle donne nonché sul rischio che i social media li amplifichino”. Tale giornale ricorda anche la visita della premier Giorgia Meloni a Caivano, che la giornalista racconta come “la cittadina operaia di 37.800 abitanti, dove gli eroinomani si bucano all’aperto durante il giorno”. “Prima donna e prima leader dell’estrema destra alla guida dell’Italia”, scrive il Nyt, “ha trascurato la questione dei diritti delle donne e si è invece concentrata su ‘legge e ordine’, definendo i crimini barbari”, si legge nell’articolo, che cita anche i commenti controversi del compagno della premier Andrea Giambruno e ricorda che la premier non ha mai risposto pubblicamente alle sue dichiarazioni. “Secondo un recente rapporto dell’Istat, in Italia è ancora diffusa l’idea che le donne vittime di abusi siano in qualche modo colpevoli di aver provocato l’aggressione.”
Francesco Trombatore VH

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